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Questo articolo è stato pubblicato il 14 aprile 2012 alle ore 08:19.

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MILANO
«Sono particolarmente felice e soddisfatto di questa scelta. Giuseppe Vita ha un alto profilo internazionale e grandi capacità manageriali, che ha acquisito nel mondo economico tedesco e italiano». Sul prossimo presidente di UniCredit ieri è arrivato anche il pieno apprezzamento dell'ad, Federico Ghizzoni, che da Praga ha definito il successore di Dieter Rampl designato dai soci «un nome molto prestigioso per la banca».
Dopo la lunga giornata di giovedì, che ha visto i grandi soci raggiungere un accordo dopo sette ore di confronto serrato, ieri tra gli azionisti è prevalsa la calma, quasi a compensare la tempesta di Borsa, dove il titolo di Piazza Cordusio ha perso il 6,01% (chiusura a 3,034 euro), in linea con gli altri bancari, ed è stato sospeso a più riprese.
Formalmente l'intesa su Vita soddisfa tutti, in realtà qualche «ammaccatura» resta, come sottolinea uno dei presenti al tavolo di giovedì. Protagoniste sempre le Fondazioni, che hanno appoggiato all'unanimità il neo presidente ma hanno dovuto fare tutte un passo indietro: soprattutto le grandi, con Torino – primo azionista italiano con il 3,84% – che puntava su Fabrizio Palenzona e si è riposizionata solo quando il presidente di Adr si è dichiarato indisponibile, Carimonte che ha dovuto digerire la bocciatura dei "bolognesi" in lista, Tantazzi e Tononi, e Cariverona chiamata a sacrificare un posto, finito alle piccole, in nome del vicepresidente vicario (Candido Fois) e di un presidente considerato comunque vicino all'ente presieduto da Paolo Biasi. Proprio questi, giovedì, sarebbero stati i passaggi più sofferti del lungo confronto tra i soci, durante il quale è stato chiamato in causa anche Ghizzoni: quando ormai la corsa era diventata un testa a testa tra Gros-Pietro e Vita, si apprende, l'ad ha dichiarato di considerare entrambi i candidati «ottimi presidenti». In particolare su un punto, alla fine, gli azionisti hanno concordato, ovvero la necessità di lanciare un segnale forte al mercato tedesco, dove UniCredit vede concentrato il 23% dei suoi ricavi, dopo l'uscita di Dieter Rampl: in quest'ottica, il profilo di Vita, molto noto all'opinione pubblica e consigliere tra l'altro di Axel Springer, editore di Die Welt e Bild, si sarebbe unanimemente rivelato vincente.
Per dopodomani è atteso il deposito delle liste per la composizione del board, ma anche qui i giochi sembrano fatti. In particolare, oltre a Luca Cordero di Montenzemolo, il fondo Aabar – primo azionista della banca con il 6,5% – sarà rappresentato dal suo presidente, il quarantenne Khadem Abdulla Al Qubaisi, mentre tra i consiglieri stranieri siederà Henryka Bochniarz, presidente della Confindustria polacca.
Resta aperto il capitolo delle vicepresidenze, che sarà deciso dal prossimo cda. Finora, l'ipotesi più accreditata è quella di inserire quattro vice: oltre al vicario Fois per CariVerona, è sicuro in quota Crt Fabrizio Palenzona, al quale potrà essere affiancato per Carimonte Vincenzo Calandra Buonaura, che ieri – per rispettare la norma sui doppi incarichi – si é dimesso dal cda del Credito Emiliano. Quarto e ultimo vicepresidente dovrebbe essere Al Qubaisi.
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