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Questo articolo è stato pubblicato il 17 aprile 2012 alle ore 08:12.

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La famiglia Ligresti si starebbe preparando a dire addio a Fondiaria Sai. Ma lo farà, probabilmente, mettendo in cassa una somma non certo irrilevante. L'offerta presentata ieri da Unipol alla holding per promuovere il maxi riassetto a quattro nel mondo delle assicurazioni, farà in modo che i Ligresti, considerata anche la quota parcheggiata nei trust (il 20%), riducano la propria partecipazione nella finanziaria attorno all'11,6%. Il pacchetto è consistente ma se dovesse essere messo sul piatto per mantenere un ruolo a valle della maxi integrazione si trasformerebbe in briciole.

Considerato che Unipol punta ad avere il 66,7% dell'agglomerato e che per farlo mette sul piatto il 35% di FonSai e il 100% di Unipol Assicurazioni, è evidente che la famiglia Ligresti rischierebbe di trovarsi in mano una quota ben inferiore all'1%. Ecco perché sono in molti a scommettere che non potranno fare altro se non esercitare il diritto di recesso votando in assemblea contro la modifica dell'oggetto sociale. Un'opzione, in realtà, che potrebbe rivelarsi redditizia per la dinastia. Come recita il codice civile, il prezzo del diritto di recesso è pari alla media delle quotazioni di Borsa del titolo Premafin dell'ultimo semestre antecedente l'assemblea di approvazione della fusione. È difficile dunque stabilire ora quale sarà il prezzo finale, ma in molti ritengono che difficilmente potrà scendere stabilmente al di sotto del valore riconosciuto da Unipol. Tanto più che, come noto, il mercato sul titolo Premafin lo fa per lo più l'azionista di maggioranza che, complici le azioni parcheggiate nei trust, può contare su una quota complessiva vicino al 70% della holding. Tra l'altro, proprio un'indagine della Consob ha stabilito che nel periodo tra settembre 2009 e agosto 2010 il titolo Premafin è stato manipolato dai trust riconducibili ai Ligresti. Se a questo si aggiungono gli altri soci di lungo corso, come il 5% detenuto da Vincent Bolloré, appare chiaro come i titoli della finanziaria reperibili a Piazza Affari siano davvero pochi.

In virtù di queste considerazioni, si può approvare ad applicare fin da ora come valore minimo per il recesso quanto pagherà Unipol per sottoscrivere i 400 milioni di aumento di capitale, ossia 0,195 euro per azione. Così facendo si ottiene che i Ligresti potrebbero incassare ben 56 milioni. La cifra, peraltro, sale se si applica il prezzo di Borsa della holding registrato ieri, ossia 0,29 euro, che permetterebbe all'Ingegnere e ai figli Jonella, Paolo e Giulia di mettere in portafoglio attorno agli 83 milioni, dei quali circa 23 milioni riservati alle Anstalt di famiglia che, non essendo altro se non patrimonio, difficilmente metteranno le risorse al servizio dei creditori.
Come è noto, la Procura è al lavoro sulle holding personali dell'Ingegnere, Imco e Sinergia, e non è escluso che nelle prossime ore non presenti richiesta di fallimento. (L.G.)

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