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Questo articolo è stato pubblicato il 25 aprile 2012 alle ore 06:42.

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PONZANO VENETO. Dal nostro inviato
Il giorno dell'investitura. A Ponzano Veneto è arrivato il momento di Alessandro Benetton, con il passaggio di consegne da Luciano al figlio, finora numero due e designato presidente al termine dell'assemblea che ha approvato il bilancio 2011.
Una corsa durata 47 anni quella di Luciano Benetton, che ha fondato il gruppo di abbigliamento nel 1965 insieme ai fratelli Gilberto, Carlo e Giuliana: a quel tempo la società fatturava poche centinaia di milioni di lire, mentre oggi tocca circa i 2 miliardi di euro. Luciano, che resterà come consigliere d'amministrazione, lascia il testimone ad Alessandro, che in questi anni ha percorso strade imprenditoriali autonome, nel private equity con la 21 Investimenti. «Non sarò presidente onorario – dice Luciano Benetton – ma darò consigli, senza essere però troppo invasivo».
E' un momento importante per l'impero veneto perché in maggio ci sarà un altro passaggio di consegne, quando Gianni Mion lascerà la carica di amministratore delegato di Edizione, la cassaforte di famiglia, con il probabile arrivo di Carlo Bertazzo, attuale capoazienda di Gemina, la holding che controlla Aeroporti di Roma. Si tratta di un riassetto manageriale con un forte significato per la galassia di Ponzano, che oggi può contare su tre gambe indipendenti: Autogrill, la controllata nel settore della ristorazione, Sintonia, attorno a cui ruota il business autostradale e nei trasporti, e Benetton, l'azienda di abbigliamento di famiglia da cui tutto è nato.
Alessandro Benetton esordisce con una frase di Robert Kennedy: «C'è chi guarda alle cose come sono e si chiede: “Perché?”. Io penso a come potrebbero essere e mi chiedo “Perché no?”». L'occasione della successione è di quelle importanti, anche perché avviene dopo l'Opa che, al termine delle operazioni di sell out e squeeze out (che partiranno a breve), segnerà l'addio da Piazza Affari della società, che si era quotata nel 1986 sul listino milanese per sbarcare successivamente anche a Wall Street: un'offerta pubblica d'acquisto che ha suscitato polemiche per il prezzo offerto agli azionisti di minoranza e creato congetture e ipotesi sul prossimo futuro del gruppo Benetton, magari pronto a sposarsi con un altro gigante industriale come la spagnola Zara, come pure su futuribili strade di valorizzazione dell'ingente patrimonio immobiliare fatto di negozi di proprietà.
Alessandro, nel giorno dell'investitura, annuncia l'acquisto del 2% di Brunello Cucinelli ma sgombra subito il campo da ogni dubbio. «Fusioni? Nessun partner è previsto nel breve termine. Il prezzo dell'offerta? C'è stato un premio ragionevole per i soci di minoranza. L'azione viaggiava sui 2,80 euro e sono stati offerti 4,60 euro. Lo spinoff immobiliare? Non è mai stato preso in considerazione, perchè i negozi rappresentano un asset irrinunciabile nel nostro modello di business».
Ma Alessandro Benetton non esclude che possano essere stretti accordi nel medio termine. «Eventualmente dobbiamo concentrarci su alleanze in determinate aree di business e geografiche. Staremo, comunque, ad ascoltare ogni interlocutore, siamo disposti al dialogo». E l'apertura al dialogo è confermata anche dall'acquisto del 2% di Brunello Cucinelli, per un controvalore di una decina di milioni di euro. «Ma si tratta di un investimento puramente finanziario» tiene a precisare Alessandro Benetton.
La Benetton dice addio alla Borsa e studia un piano da realizzare nel medio-lungo termine, con sfide importanti per migliorare la propria redditività. «Il gruppo Benetton ha avuto molto dalla Borsa, ma negli ultimi tempi è cambiato il mondo. Fra 10 anni le cose potrebbero ancora mutare con un ciclo economico migliore». La crisi economica e finanziaria ha avuto sicuramente un peso in questa scelta. «Quest'anno non distribuiremo dividendo e penso che sarà così anche per qualche anno. L'andamento dell'azienda nei primi mesi? Gennaio è stato buono, febbraio ha raccolto un grande apprezzamento per le pillole di innovazione che abbiamo introdotto nelle collezioni, e lo stesso vale per marzo. Mentre aprile non mi sembra molto incoraggiante. Il nostro obiettivo è puntare su un prodotto di alta qualità con un prezzo accessibile».
Per crescere il gruppo di Ponzano Veneto punterà sulle aree emergenti: «Ci sono zone geografiche di crescita che ci possono dare soddisfazioni fra cui India, Russia, Turchia, Centroamerica, Corea e Taiwan. In Cina invece abbiamo una presenza, ma dobbiamo dare la priorità ai mercati in cui abbiamo già una squadra».
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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