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Questo articolo è stato pubblicato il 28 aprile 2012 alle ore 08:19.

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Le previsioni sull'andamento del mercato della gomma non trovano concordi produttori e consumatori. I primi temono che l'attuale debolezza dei prezzi sia destinata a proseguire, almeno nel breve termine, nonostante una ripresa degli acquisti cinesi e una recente contrazione dell'offerta dai maggiori fornitori. Tra i secondi è diffusa la preoccupazione opposta: ieri Goodyear, il maggiore produttore di pneumatici negli Stati Uniti, ha avvertito di attendersi un rincaro del 9% delle materie prime nel 2012 (in febbraio aveva pronosticato un +5%).
La società Usa, che nel primo trimestre ha perso 11 milioni di dollari, contro un utile di 103 milioni un anno prima, sta soffrendo un rallentamento della domanda superiore a quanto avesse previsto: tra gennaio e marzo ha venduto 43 milioni di pneumatici (-8%) e per l'intero anno stima di subìre una contrazione del 2 per cento.
Sulla domanda nessuno è particolarmente ottimista. «L'attuale situazione economica globale non supporta la possibilità di un'accelerazione della domanda», afferma Jom Jacob, senior economist dell'Anrpc, l'Associazione dei Paesi produttori di gomma naturale. I prezzi, è la sua conclusione, resteranno quindi sotto pressione: «Non c'è ragione di aspettarsi un'inversione della tendenza nel breve periodo».
La stessa Anrpc ha comunicato che, per i tagli di produzione effettuati da Thailandia e Malaysia, l'offerta di caucciù è diminuita del 9,5% nel primo trimestre e che questo l'ha indotta a tagliare da 10,42 a 10,297 le sue stime sull'output, che nel 2012 resterebbe quindi invariato rispetto all'anno scorso. Anche la domanda tuttavia non si prospetta brillante, dopo che persino il mercato dell'auto cinese ha subìto una battuta d'arresto all'inizio del l'anno: nel primo trimestre le immatricolazioni di autovetture sono diminuite dell'1,3%, il primo declino da otto anni.
Le scorte di gomma alla Borsa di Shanghai sono scese ai minimi da metà 2011, mentre nei magazzini doganali di Qingdao – dove viene custodito il grosso delle giacenze – si stima che vi siano ora 145mila tonn. di materiale, contro le 250mila di inizio febbraio. Non stupisce dunque che la Cina in questi giorni si sia raffacciata sui mercati, per fare rifornimento. Per i suoi acquisti, tuttavia, si sta rivolgendo quasi esclusivamente all'Indonesia, la cui offerta è molto abbondante (e dunque economica). Tra breve comunque la stagione del wintering, in cui la produzione di lattice si riduce, volgerà al termine anche in Thailandia e Malaysia. Il che dovrebbe contribuire quanto meno a contenere eventuali rialzi di prezzo.
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