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Questo articolo è stato pubblicato il 04 maggio 2012 alle ore 07:46.

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Elogi all'opera di risanamento di bilancio del Governo italiano, ma anche un richiamo a correggere la politica fiscale, puntando più sui tagli alla spesa pubblica, in particolare la spesa corrente, e meno sugli aumenti di tasse. Il presidente della Bce, Mario Draghi, è sempre molto attento a misurare le parole quando si tratta di esprimere giudizi sul suo Paese, ma è stato molto esplicito nella conferenza stampa di ieri, come aveva fatto altre volte in passato, nel sostenere che in Italia «sono stati ottenuti notevoli progressi». Il Governo, ha affermato l'ex governatore della Banca d'Italia, «deve essere incoraggiato nei suoi sforzi. Il risanamento dei conti pubblici è stato veramente notevole. L'Italia è sulla buona strada».

Rispondendo a un'altra domanda sull'Italia, ma allargando il discorso all'Europa in generale, Draghi ha detto che nel contesto europeo, al momento, il livello di tassazione è troppo alto. "Idealmente", il risanamento dei conti andrebbe fatto più sul lato dei tagli alla spesa pubblica, e in particolare quella corrente, non la spesa per investimenti, che con aumenti delle imposte.
«È comprensibile - ha affermato il presidente della Bce, con un'analisi che si attaglia al caso italiano - che sotto la pressione dell'urgenza estrema, i Governi scelgano la strada più praticabile, quella degli aumenti di tasse e di tagli alla spesa in conto capitale. Nel medio periodo, tuttavia, una volta superata l'emergenza, si tratta di una linea da correggere». Più tardi, ha precisato che quando parlava di tassazione troppo alta, si riferiva anche a quella sul lavoro.

Il lavoro e l'occupazione sono stati ancora una volta uno dei temi su cui il banchiere centrale ha messo l'accento. Nella sua ricetta per dar corpo al "growth compact", il patto europeo per la crescita che aveva citato la prima volta la settimana scorsa nella sua audizione al Parlamento europeo, Draghi ritiene che debbano esserci ingredienti diversi per i diversi Paesi, ma che alcuni temi siano comuni. Accreditato di aver introdotto nel dibattito europeo alla fine dell'anno scorso, il "fiscal compact", il patto per il risanamento dei conti che è divenuto poi oggetto di accordo fra i Governi europei, il presidente della Bce dice di non avere «alcun brevetto» sulle proposte che, a suo parere, devono formare parte del patto per la crescita.
Ma è tornato su un elemento, quello della riforma del mercato del lavoro che deve risolvere i problemi della disoccupazione giovanile, elemento che più volte nei mesi scorsi ha riferito all'Italia.

La riforma del mercato del lavoro, ha sostenuto Draghi, deve portare «più flessibilità, più mobilità e più equità». Oggi, a suo parere, «la situazione è sbilanciata a sfavore dei giovani. La disoccupazione giovanile è alta a causa delle distorsioni del mercato del lavoro». Quello del dualismo del mercato del lavoro, ha ricordato più volte Draghi, che ha anche chiesto la creazione di sussidi di disoccupazione adeguati, è un problema comune a Italia e Spagna, dove la disoccupazione giovanile sfiora addirittura il 50%. «Il segmento giovanile è quello più flessibile - ha affermato - mentre il resto è completamente protetto».
Per questo a ogni indebolimento dell'attività economica, i primi a restare senza lavoro sono i giovani. «E questo ha conseguenze sociali di lungo termine molto gravi», ha concluso. La "generazione perduta" di Spagna ieri ha provato a rammentarlo al Governo nazionale, ancor prima che ai banchieri centrali, con due manifestazioni per le vie di Barcellona. Se l'intento della Bce, uscendo due volte all'anno dalla torre di Francoforte, è di incontrare i cittadini dell'Eurozona, ottomila poliziotti hanno assicurato ieri che questo non avvenisse.

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