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Questo articolo è stato pubblicato il 04 maggio 2012 alle ore 06:42.

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L'Antitrust traccia lo spartiacque del progetto Unipol-FonSai le cui fasi preparatorie sono state sostanzialmente autorizzate. In attesa che si concluda l'istruttoria che sta conducendo sulla concentrazione tra i due gruppi assicurativi, l'autorità garante della concorrenza, dopo aver ascoltato le parti, ha ieri chiarito le attività che queste potranno svolgere e quelle che, per il momento, invece gli saranno precluse perché giudicate «irreversibili». I soci di Premafin - ha precisato ieri in una nota la commissione di Giuseppe Pitruzzella - potranno sottoscrivere accordi con le banche per ristrutturare il debito, approvare in assemblea l'aumento di capitale riservato ad Unipol (400 milioni) ma non eseguirlo. Alle società impegnate nella fusione finale (Unipol, Fonsai, Milano assicurazioni e Premafin) sarà consentito di proseguire la negoziazione degli accordi di concambio e potranno anche essere predisposte le bozze dei prospetti informativi degli aumenti di capitale di Fonsai (1,1 miliardi) e Unipol gruppo (1,1 miliardi) ma quelle operazioni non potranno però essere portate a termine prima dei via libera alla concentrazione. In questo limbo verrà sospesa «ogni attività che riguardi la condivisine del piano industriale congiunto della fusione». Per rendere esecutivo un simile divieto, entro cinque giorni, Unipol e FonSai dovranno indicare in che modo intendono garantire che «non si realizzi lo scambi di informazioni di natura strategico-industriale».
In verità negli ultimi mesi i due gruppi hanno avuto diversi «scambi» informativi, ad esempio nell'ambito della due diligence effettuata congiuntamente. Ma l'autorità garante con la sua decisione ha voluto separare nettamente i due piani del confronto. Quello relativo alla valutazione dei rispettivi asset ed alla definizione dei concambi rimarrà un canale aperto tra le diverse società, funzionale ad offrire una rappresentazione fedele dell'operazione alle rispettive platee degli azionisti, chiamati a finanziarla. Invece la definizione del piano industriale post fusione e dei tagli necessari perché il nuovo aggregato non sia d'ostacolo alla concorrenza, rimarrà prerogativa dei manager bolognesi e verrà sottoposto al «disco verde» dell'autorità - sottolinea la nota dell'Antitrust - anche «alla luce degli impegni preannunciati dalle parti e da Mediobanca». Insomma, anche formalmente, la nota della commissione di Pitruzzella riconosce alla compagnia bolognese il ruolo di «dominus» nella prossima fusione e, contemporaneamente, attribuisce a FonSai una piena libertà d'azione per giungere a concambi equi.
Con la sua iniziativa l'Antitrust ha voluto giocare d'anticipo, come già aveva fatto la Consob modificando l'iniziale offerta di Unipol. Ha ammorbidito l'iniziale rigore del suo avvio d'istruttoria, rendendolo praticabile - se avesse vietato qualunque delibera Premafin, probabilmente, avrebbe dovuto portare i libri in tribunale - e, in pratica, ha accolto la «lettura» che da subito ne aveva dato Unipol. Ma la sua flessibilità ha già ottenuto, come contropartita, impegni concreti da parte della stessa compagnia bolognese (in termine di cessione di marchi e quote di mercato) e di Mediobanca (rescissione di ogni partecipazione azionaria con la futura «grande Unipol») che l'autorità garante della concorrenza può già esibire.
In conseguenza della sua pronuncia già oggi Fonsai ha riconvocato i propri advisor (Goldman Sachs e Citi) che l'assistono nella trattativa sui concambi. La trattativa insomma riprenderà a pieno regime. Ieri si è riunito il consiglio di amministrazione di FonSai per fare il punto della situazione, ma prima che l'Antitrust rendesse nota la sua decisione. Nel corso della riunione è stata resa nota l'offerta per Atahotels (vedi articolo nella stessa pagina) . E Marco Reboa, eletto da pochi giorni nel board della compagnia, ha annunciato le dimissione da un incarico giudicato ex post incompatibile con la sua attività accademica. Nelle stesse ore anche Oscar Pistolesi, membro del consiglio di amministrazione di Premafin ha annunciato «per motivi personali» le sue dimissioni dal board.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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