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Questo articolo è stato pubblicato il 10 maggio 2012 alle ore 22:15.
L'ultima modifica è del 10 maggio 2012 alle ore 12:59.

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Nei prossimi cinque anni ci potrebbe essere una potenziale "tempesta perfetta" sui mercati finanziari, risultato di una combinazione di ingente bisogno di capitali delle società, deleveraging delle banche e difficoltà economiche di Stati Uniti e Eurozona.

L'allarme di S&P: servono 46 trilioni di dollari
A lanciare l'allarme è l'agenzia di rating Standard and Poor's nel report sul credito globale intitolato The Credit Overhang: Is A $46 Trillion Perfect Storm Brewing?. Il documento stima che le società non finanziarie di Stati Uniti, Gran Bretagna, Cina, Eurozona e Giappone avranno bisogno di 30mila miliardi di dollari di nuovo debito per rifinanziare i bond in scadenza e i prestiti erogati nel periodo pre crisi (le società europee contano per il 30%), più altri 13-16mila miliardi di nuovi capitali che si stima siano necessari per finanziare la crescita. Nel complesso quindi 46 trilioni di dollari (ovvero 35mila miliardi di euro).

Crescita a rischio
Secondo S&Poor's le banche e i mercati dei capitali dovrebbero essere in grado di rifinanziare il debito in scadenza, ma il razionamento del credito potrebbe limitare i nuovi finanziamenti per supportare la crescita. Quanto governi e banche centrali, questi hanno meno opportunità di prevenire i problemi derivanti da future carenze di liquidità e di offerta di credito nel mercato dei capitali.

Il muro del credito
L'analista di S&P Jayan Dhru parla di un «muro del debito che potrebbe aggravare la ridistribuzione del credito nel momento in cui le banche cercano di ristrutturare i loro bilanci, e gli investitori rivedono le proprie soglie di rischio e rendimento».

Un fragile equilibrio
Secondo l'ipotesi definita nel rapporto le banche globali e i mercati dei capitali di debito saranno in gran parte in grado di continuare a fornire la maggior parte della liquiditá che serve alla maggior parte delle aziende per gestire le attivitá di rifinanziamento future. Ma si tratta, aggiunge l'agenzia, di un «equilibrio molto fragile», tanto più che «i governi e le banche centrali dispongono di una minore flessibilitá fiscale e monetaria» per arginare i problemi provocati da future crisi di liquiditá sui mercati.

Governi con le armi spuntate
Quello che preoccupa è che i governi non sembrano più in grado di intervenire per far fronte a un'eventuale "tempesta perfetta" sul credito, avendo già utilizzato al massimo il proprio arsenale di armi fiscali. Inoltre «alcuni paesi devono implementare misure di austerità a vari livelli per far fronte a propri problemi di debito sovrano e di deficit fiscale».

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