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Questo articolo è stato pubblicato il 12 maggio 2012 alle ore 08:19.

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ROMA. Dal nostro inviato
In Piazza Cordusio inizia l'era di Giuseppe Vita. La nomina del nuovo presidente è arrivata nella notte da parte dal cda che era stato eletto ieri dall'assemblea degli azionisti di UniCredit, convocata a Roma. Un'assemblea che oltre a varare il nuovo board – insieme a Vita ci sono altre sei new entry: Candido Fois, destinato con ogni probabilità a ricoprire il ruolo di vicario, Khadem Abdulla Al Qubaisi e Luca Cordero di Montezemolo, Alessandro Caltagirone, Lorenzo Sassoli de' Bianchi ed Henryka Bochniarz – ha approvato il bilancio 2011, un bilancio con una perdita dichiarata di 9,2 miliardi per le maxi-svautazioni del terzo trimestre (senza le quali si sarebbero toccati gli 1,1 miliardi di utile).
Proprio i conti hanno tenuto banco nelle 12 ore di maratona assembleare. I numeri illustrati da Federico Ghizzoni, confermato a sua volta nel ruolo di ceo, raccontano una banca tornata già nel quarto trimestre 2011 sulla strada dell'utile e con una patrimonializzazione in linea con Basilea 3, ma in molti ieri hanno ricordato che se all'assemblea 2011 il gruppo vantava una capitalizzazione pari a 33,4 miliardi e in Borsa si viaggiava intorno a 1,7 euro per azione, oggi la prima è a 16,1 miliardi mentre il titolo regge essenzialmente per effetto del raggruppamento di dieci azioni per una varato a fine anno. Una situazione almeno per ora penalizzante per gli azionisti, che pur dando piena fiducia al management e apprezzando la scelta di Giuseppe Vita per la presidenza – il bilancio e il nuovo board sono passati con il consenso del 98% del capitale presente in assemblea, pari al 45,03% del totale – chiedono segnali forti sulla strada del rigore: «Auspichiamo che il nuovo consiglio persegua interventi, a cominciare dal contenimento dei costi, necessari a garantire nel tempo il valore e la redditività dell'investimento», ha detto Fausto Sinagra, direttore generale di Fondazione Cariverona, socia al 3,53%. Poco prima Fondazione Crt, azionista al 3,8%, con il rappresentante Silvio Boccardo aveva richiamato una «gestione sobria» nelle politiche di remunerazione, evidenziando «l'esigenza che UniCredit persegua piani mirati al miglioramento della capacità reddituale», in modo da produrre utili che consentano il pagamento delle cedole.
Mai come ieri le posizioni dei grandi soci, quelli che tra gennaio e marzo hanno disegnato il nuovo board, sono sembrate in sintonia con quelle dei piccoli azionisti, dai quali non sono mancati riferimenti al periodo di Alessandro Profumo, all'investimento in Fonsai e a quello nella As Roma, che – ha dichiarato il ceo – sul bilancio 2011 «ha avuto un impatto netto negativo di 12 milioni». Tra gli azionisti presenti in sala, anche l'imprenditore parmense Roberto Ditaranto, che ha dichiarato di aver subìto un dissesto finanziario a seguito di un'errata segnalazione alla Centrale dei rischi da parte della filiale UniCredit di Parma, al seguito della quale tutti gli affidamenti bancari alle tre aziende di famiglia erano stati ritirati. «Non escludo che la lista degli imprenditori suicidi possa allungarsi di un altro nome», ha dichiarato in assemblea, ottenendo precise garanzie dallo stesso Ghizzoni: «La banca - ha detto il ceo – è sempre disponibile a valutare ragionevolin proposte transattive. Ho chiesto quindi ai colleghi di ricontattarla in merito».
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