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Questo articolo è stato pubblicato il 19 maggio 2012 alle ore 08:27.
Dopo decenni di dominio incontrastato sul mercato dello zucchero, il Brasile è in affanno, al punto da far temere a molti analisti che possa aver imboccato la strada di un lento declino. Non è grazie al Paese sudamericano se la stagione 2011-12, per la prima volta da 4 anni, si concluderà con un ampio surplus di dolcificante: 6,5 milioni di tonnellate per l'International Sugar Organization (Iso), addirittura 7,7 milioni per Czarnikow. Il merito è di altri produttori, tra cui l'India, la Russia e, più di tutti, la Thailandia, che ha saputo accrescere l'output come un tempo solo Brasilia sapeva fare: da 9,2 milioni di tonn. nel 2010-11 a 10,2 nel 2011-12, primato che Bangkok ritiene di poter eguagliare, se non superare, l'anno prossimo.
L'offerta, da record anche a livello globale (173,8 milioni di tonn.) ha provocato una forte discesa dei prezzi: lo zucchero grezzo all'Ice è scivolato la settimana scorsa al minimo da venti mesi, 20,22 cents/libbra. Il successivo modesto recupero secondo alcuni osservatori è da attribuire semplicemente all'attesa per la cena annuale di settore, organizzata dall'Iso mercoledì a New York: in passato dall'evento sono spesso emerse notizie rialziste e molti trader si sono abituati a comprare nei giorni precedenti, per poi rivendere subito dopo (ieri in effetti lo zucchero è tornato a scedere: -1,9% a 20,47 USc/lb).
Sul recente rimbalzo dei prezzi potrebbe comunque aver influito anche il pessimismo sul Brasile. Il calo di produzione dell'anno scorso, il primo da oltre dieci anni, non sembra infatti un incidente di percorso: nella prossima stagione il recupero – se ci sarà, cosa di cui si comincia a dubitare – sarà minimo. Per l'associazione locale Unica, nel Centro-Sud del Paese si raccoglieranno 509 milioni di tonn. di canna contro i 483,3 dell'anno scorso (due anni fa erano 556,7 milioni). Sucden Financial ritiene tuttavia che si possa scendere ancora, fino a 470 milioni di tonn. Anche sull'output di zucchero molti analisti sono più pessimisti dell'Unica: il Brasile – che comunque continua a produrre il triplo della Thailandia – potrebbe non riuscire a risalire a 33,1 milioni di tonn dai 32,2 del 2011-12.
Il Paese sudamericano rischia di soffrire nuovamente un clima sfavorevole, per il probabile arrivo del Niño: l'eccesso di pioggia legato al fenomeno meteorologico potrebbe diluire il tenore di dolcificante nella canna da zucchero e ostacolare le spedizioni di merce, aggravando quello che da sempre è il tallone d'Achille dell'industria saccarifera brasiliana: l'inadeguatezza delle infrastrutture per l'export.
Il problema più grave del Brasile è però l'esplosione dei costi di produzione, che gli hanno fatto perdere la competitività di un tempo: da circa 8 cents/libbra nel 2002, secondo Kingsman, hanno ormai eguagliato quelli europei, intorno a 20 cents. Un livello che tra l'altro è molto vicino alle attuali quotazioni Ice.
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