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Questo articolo è stato pubblicato il 22 maggio 2012 alle ore 06:42.

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Se scivola Facebook... E Facebook, contro ogni attesa, è scivolato. Il re dei social network e di tutto il nuovo settore dei social media ha profondamente deluso all'appuntamento con Wall Street, inchiodato al prezzo di collocamento venerdì e caduto dell'11% nel secondo giorno di scambi. Una delusione che, dato il suo ruolo indiscusso di leadership, ha «scottato» un intero settore, quello dei social media.

Ma che può in realtà trasformarsi in un salutare avvertimento, evitando incendi ancora più pericolosi: ridimensionare valutazioni parse sfrenate, pari a decine o centinaia di volte profitti e fatturato, che avevano fatto temere l'avvento di nuove bolle sull'autostrada elettronica dannose per i risparmiatori come per le stesse borse.
L'accoglienza riservata all'Ipo dei record promette di avere l'immediato effetto di una doccia fredda generalizzata: congelare o quantomeno rimettere in discussione i piani di altri protagonisti di Internet, quali il gruppo di microblogging Twitter, che stanno tuttora studiando ambiziosi sbarchi in Borsa. E dar credito all'ipotesi che siamo ormai davvero all'apogeo dell'entusiasmo per la nuova generazione di società Web, pronti per un clima tra gli investitori dove prevalgano invece maggior sobrietà e prudenza.

Nonché la volontà di mettere alla prova modelli di business spesso ancora incerti. Al prezzo dell'Ipo di 38 dollari Facebook è stata valutata dalle banche che hanno guidato la sottoscrizione ben cento volte gli utili del 2011, contro multipli di 14 per Apple e 19 per Google.
Né l'alta finanza, né Facebook, si aspettavano lo shock della battuta d'arresto: un rialzo in occasione dell'Ipo, tra ilò 10 e il 15%, è da sempre considerato un desiderato segno di successo. A moltiplicarsi sono stati al contrario i visibili segni di cautela, anche alle spalle di Facebook. Nelle stesse ore e giorni del collocamento hanno condiviso la sorte ribassista altre società «fiancheggiatrici» del social network da 900 milioni di utenti: Zynga, Renren e LinkedIn hanno battuto in ritirata.

Zynga (i cui giochi online sono su Facebook), venerdì è finita sospesa per eccesso di ribasso. Dalla sua Ipo, lo scorso novembre, il gigante dei coupon su Internet Groupon è in calo del 40 per cento. Questo, si affrettano a ricordare gli analisti, non significa che simili società - o alcune di esse - non abbiano i numeri per crescere. Significa tuttavia che, nella nuova era all'indomani del collocamento di Facebook, i mercati hanno meno sete di corse irrazionali e potrebbero voler restare sobri.

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