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Questo articolo è stato pubblicato il 23 maggio 2012 alle ore 06:41.

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Il gruppo francese Lactalis alla fine ha trovato il modo per risucchiare in Francia il "tesoretto" della Parmalat: la società di Collecchio, controllata all'83% da Lactalis attraverso Sofil, acquisirà entro luglio Lactalis American Group. Il valore dell'operazione (enterprise value) sarà di 904 milioni di dollari: a pagarli – si legge in una nota ufficiale – sarà la Parmalat stessa «con mezzi propri». Insomma: l'acquisizione infragruppo sarà finanziata con i soldi della cassa di Parmalat, che passeranno di conseguenza alla casa madre Lactalis. Per Collecchio si tratterà di un importante passo industriale negli Stati Uniti. Ma si tratterà anche di perdere una buona fetta di quella liquidità messa da parte nel corso degli anni dall'ex numero uno Enrico Bondi. Per questo la Consob, pur non contestando l'operazione, ha chiesto a Collecchio la massima trasparenza. E presto anche gli azionisti di minoranza, tra i quali il fondo Amber, potrebbero alzare la voce.
L'operazione è stata votata all'unanimità dal Cda (in scadenza) di Parmalat, e dunque anche dai consiglieri indipendenti. Ed era stata valutata da Mediobanca. Advisor è stata invece SocGen. In base a quanto dichiarato nel comunicato stampa, inoltre, l'operazione ha una forte valenza industriale perché offre «importanti opportunità di sviluppo» per la Parmalat: l'ingresso in uno dei mercati più importanti al mondo, l'incremento dei ricavi sui formaggi, l'affiancamento al mercato canadese, il rafforzamento anche in America Latina. Ma oltre a questi vantaggi industriali, non può sfuggire la sostanza finanziaria: che Lactalis in questo modo si prende una buona parte del "tesoretto" di Parmalat. Non sarà questo l'obiettivo principale, dato che nel comunicato stampa si sottolinea che «l'acquisizione di Lactalis American Group è motivata esclusivamente da importanti sinergie industriali». Ma la sostanza, comunque, non cambia.
Del resto un'operazione del genere era nell'aria da tempo. Dopo aver portato Parmalat nel "cash pooling" del colosso transalpino, cioè nella gestione centralizzata della liquidità, Lactalis da tempo studiava operazioni industriali che avessero anche l'effetto di spostare la liquidità da Collecchio alla Francia. Poche settimane fa «Il Sole 24 Ore» aveva rivelato il progetto, già contemplato nel prospetto d'Opa, di fondere in Parmalat (con i soldi di Parmalat) tutte le attività nel latte confezionato di Francia e Spagna. Ieri Parmalat ha smentito di avere in mente qualcosa del genere, ma ha comunicato l'acquisizione della controllata americana di Lactalis: operazione diversa dal punto di vista industriale, ma simile secondo il profilo finanziario. In entrambi i casi sono soldi che da Collecchio vanno in Francia.
La Consob, come detto, è attenta. Non perché abbia qualcosa da eccepire su queste operazioni, ovviamente lecite dato che Parmalat è controllata all'83% dal gruppo Lactalis. Ma piuttosto perché vengano osservate tutte le norme sulla trasparenza e sulle operazioni tra parti correlate, nel rispetto degli azionisti di minoranza. E infatti ieri Sofil (che materialmente controlla Parmalat) ha comunicato che già nel prospetto dell'Opa si contemplava l'eventualità di «operazioni straordinarie». Ma, in vista dell'assemblea dei soci Parmalat, la Consob interverrà probabilmente ancora.
m.longo@ilsole24ore.com
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