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Questo articolo è stato pubblicato il 29 maggio 2012 alle ore 07:11.

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A chi tocca dopo Bankia? Inutile girarci troppo intorno. La domanda, a questo punto legittima, che gira tra gli operatori è questa. E come dar loro torto dopo che la quarta banca di Spagna ha scavato, a sorpresa, una voragine nei suoi conti pari a una volta e mezzo il suo capitale. È proprio l'inaspettata dimensione del crack a rendere sempre più nervoso il mercato. Nessuno guardando ai bilanci della banca iberica poteva supporre una crisi così grave per l'istituto nato dalla fusione di una pletora di casse di risparmio locali. Quelle più in difficoltà a fronte dell'esplosione della bolla immobiliare spagnola.

E la strategia adottata in questi mesi, con il pieno avallo del Governo, è stata fino a ieri quella della fusione dei soggetti in difficoltà, come se l'unione di due malati potesse far emergere un nuovo soggetto sano. Basti pensare a CaixaBank con Banca Civica o a Sabadell con la Cajas del Mediterraneo. In realtà le nozze miracolose servono in genere solo ad annacquare su attivi più grandi gli asset prolematici delle piccole banche. Che come tali rimangono come mine inesplose nei bilanci. Non è servito come si è visto. Ma i banchieri spagnoli e le autorità politiche hanno più di una responsabilità: quella di aver occultato per anni i crediti in sofferenza sul settore immobiliare spacciandoli per buoni.

Era dal 2010 che molti osservatori segnalavano che quegli oltre 180 miliardi di prestiti deteriorati del sistema bancario iberico erano una seria minaccia. E andavano svalutati. E cosa ha fatto Madrid? Nulla. Basti pensare che solo con la riforma di due settimane fa il Governo ha chiesto di alzare gli accantonamenti dal risibile 7% a un più credibile 30%. Ora rischia di essere troppo tardi. Intanto si è persa quella poca credibilità che si poteva spuntare sul mercato e soprattutto si sono persi mesi preziosi per mettere in sicurezza il sistema.

Ora c'è un plotone, Bankia a parte, che si ritrova con rating spazzatura da parte di S&P. Sono il Banco Popular; Bankinter e il Banco Sabadell solo tra le principali quotate. Che vuol dire? Che queste banche se mai sono state nei portafogli degli investitori istituzionali, non ci entreranno più e che il loro rifinanziamento sarà più oneroso. Se poi queste stesse banche, come accade, hanno percentuali di crediti dubbi nell'immobiliare che valgono cifre vicine al 20% del portafoglio, allora il rischio che prima o poi corrono è quello di Bankia. Alzare bandiera bianca, pulire il bilancio per davvero e bussare denaro al Governo. Si rischia un effetto valanga, tanto più se già adesso una banca come Popular appare già in deficit di capitale in virtù dei nuovi accantonamenti chiesti dal Governo Rajoy.

E quell'effetto valanga rischia di non essere più tamponato. I primi ad essere preoccupati sono i banchieri centrali di Francoforte. La Spagna, con le sue banche zoppicanti, attinge credito dalla Bce per il 27% dell'intero monte-prestiti dell'Eurosistema. Difficile che Francoforte possa allargare ancora i cordoni della borsa.

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