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Questo articolo è stato pubblicato il 29 maggio 2012 alle ore 06:42.

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Il vertice di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli, Andrea Beltratti e Enrico CucchianiIl vertice di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli, Andrea Beltratti e Enrico Cucchiani

Il 2012 è iniziato bene, come ha dimostrato la miglior trimestrale degli ultimi due anni approvata due settimane fa. Ma «adesso bisogna esprimere qualche cautela, e sicuramente sappiamo di non poter moltiplicare per quattro i risultati del primo trimestre», ha detto ieri il ceo di Intesa Sanpaolo a Torino davanti agli azionisti riuniti in assemblea.

Un'assemblea lunga e contrastata, scandita dai numeri di una banca che nonostante tutto continua a dar prova di solidità (e a staccare cedole) ma anche da una situazione generale sempre più compromessa, degna «della peggior crisi economica dopo il '29», come ha detto lo stesso Cucchiani aprendo i lavori, accolto da un applauso fuori programma. Di qui la necessità di elevare le difese e improntare la gestione alla massima sobrietà, un'istanza avanzata dagli azionisti grandi e piccoli e prontamente raccolta dal vertice, con il presidente del Consiglio di sorveglianza Giovanni Bazoli e quello del Consiglio di gestione, Andrea Beltratti, che hanno comunicato la decisione di ridursi – da maggio e fino alla fine del loro mandato, nel 2013 – il proprio stipendio di un terzo, consentendo risparmi per circa 800mila euro.

Le previsioni e la liquidità
Anzitutto i numeri. Quelli che ieri si sono visti sottoporre gli azionisti erano in parte noti (a partire dai 7,6 miliardi di perdita netta del 2011, integralmente dovuta ai 10,2 miliardi di svalutazioni sugli avviamenti), così come l'impegno da parte del vertice, ribadito dal consigliere delegato, di staccare alla fine dell'anno una cedola pari almeno ai cinque centesimi del 2011. Ma in assemblea emerge sempre qualche particolare in più, e così non pare casuale il passaggio con cui Cucchiani ha tenuto a precisare che «la vostra banca è solida, gestita con rigore e prudenza, al servizio non della finanza ma dell'economia reale».

Dunque il modello resta quello del passato, un modello improntato alla territorialità che ha visto la rete retail alimentare la liquidità di tutto il gruppo anche nei momenti di maggior tensione attraversati nella seconda metà del 2011 e che successivamente ha trovato conferma nell'impiego delle risorse ottenute dalle maxi-aste della Bce: dei 36 miliardi incassati dalla banca, il 58% è stato destinato a finanziamenti verso la clientela a condizioni favorevoli, il 39% è stato destinato all'acquisto di titoli di Stato italiani a scadenza breve (durata media di 1,7 anni) e solo il 3% è stato impiegato per l'acquisto di titoli ibridi, hanno spiegato ieri i vertici ai soci. Certo fare la banca oggi non è facile, come dimostrano i 2,2 miliardi di margine di intermediazione persi da Intesa negli ultimi quattro anni, da quando l'Euribor ha iniziato un crollo che oggi l'ha portato a 59 punti base, tuttavia il «profilo prudente da sempre mantenuto dalla banca – ha sottolineato Beltratti – ha facilitato il raggiungimento rapido dei nostri obiettivi, che penalizzano in parte la redditività ma consentono di ridurre i rischi».

Gli sportelli e i compensi
Il clima intorno a Ca' de Sass, comunque, resta pesante. Da un lato ci sono i sindacati che puntano il dito contro un piano di ridimensionamento che punta a chiudere mille filiali contro le 500 inizialmente previste, dall'altro c'è una congiuntura che non accenna a migliorare. Per questo gli azionisti chiedono di più, in termini di riduzione dei costi e di massima sobrietà nella gestione. Un'istanza, questa, avanzata dai soci grandi e piccoli, portata avanti per tutti dalla Compagnia di San Paolo, dove nei giorni scorsi i componenti del comitato di gestione hanno deciso di ridursi di 10mila euro lo stipendio annuo: «Riteniamo che il contesto economico e sociale, considerevolmente deteriorato rispetto al momento in cui sono stati definiti alcuni elementi della politica di remunerazione, imponga a tutti regole e comportamenti ispirati al tempo stesso a criteri di sobrietà, a esigenze di contenimento dei costi, e all'allineamento alle migliori pratiche internazionali», ha detto in assemblea il segretario generale, Piero Gastaldo, parlando a nome di tutte le fondazioni azioniste. Un intervento che di fatto si è trasformato in un assist per Giovanni Bazoli, che ha annunciato la decisione, sottoscritta anche da Beltratti, di ridursi di un terzo i compensi annui.

Oltre ad approvare il bilancio, l'assemblea ha nominato su proposta della Compagnia di San Paolo e di Fondazione Cariplo come consigliere di sorveglianza Gianfranco Carbonato al posto del dimissionario Gianluca Ferrero, mentre su proposta della Compagnia ha eletto Pietro Garibaldi come vice presidente dello stesso consiglio a seguito dell'uscita di Elsa Fornero, oggi ministro del Lavoro.

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