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Questo articolo è stato pubblicato il 30 maggio 2012 alle ore 06:41.

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MILANO
Corruzione privata. È uno dei reati di cui è accusato Massimo Ponzellini, ex presidente della Banca popolare di Milano, attualmente agli arresti domiciliari, insieme al suo braccio destro "ombra" Antonio Cannalire. Si tratta di una definizione tecnicamente poco ortodossa. Sì perché l'articolo 2635 del codice civile, contestato a Ponzellini, di corruzione non parla esplicitamente. Definisce piuttosto l'«infedeltà a seguito di dazione o promessa di utilità», ed è punito, se la società è quotata in Borsa, come nel caso della Bpm, con sei anni di reclusione.
La corruzione in senso stretto è reato circoscritto al settore della pubblica amministrazione e la sua estensione al settore privato è prevista nel disegno di legge presentato dall'attuale governo. Con Ponzellini e Cannalire a essere colpito dalle misure cautelari c'è anche Francesco Corallo (per lui, che vive all'estero, il Gip ha chiesto il carcere). Corallo è il titolare della società di giochi d'azzardo Atlantis-Bplus, che ha usufruito di finanziamenti a pioggia (140 milioni) dalla Bpm a fronte - è la tesi della procura - del pagamento o della promessa di pagamento di quattro milioni di euro che sarebbero affluiti attraverso fatture false alla società Gm762, riconducibile allo stesso Ponzellini. Corallo, in una nota diffusa ieri in serata, si è dichiarato estraneo ai fatti contestati. Indagati anche Marco Milanese, ex consigliere dell'ex ministro dell'Economia Giulio Tremonti, che al tempo giocava un ruolo chiave nel settore dei giochi e nell'elaborazione della loro regolamentazione, il fiduciario di Ponzellini Guido Gubbi e l'ex direttore generale di Bpm Enzo Chiesa. Per tutti l'accusa è di associazione a delinquere finalizzata (anche) all'appropriazione indebita, all'emissione di fatture false e al riciclaggio. Dalla lettura dei fatti effettuata dai pm Roberto Pellicano e Mauro Clerici (e condivisa dal Gip Cristina Di Censo), emergerebbe una sorta di «governo ombra» all'interno della banca dedito all'erogazione del credito in deroga alle procedure interne di controllo del rischio. Ad accorgersi per prima delle strane procedure di erogazione sotto la gestione Ponzellini è stata la vigilanza della Banca d'Italia. È stata infatti un'ispezione di palazzo Koch a metterne in luce le storture. Dalla verifica è poi scaturita una segnalazione alla procura della repubblica di Milano. Da notare che si tratta della seconda inchiesta a coinvolgere Ponzellini, dopo quella aperta dallo stesso pm Pellicano, sul bond convertendo 2009-2013 che ha inflitto perdite milionarie a migliaia di clienti della banca di piazza Meda. Dalla lettura dell'ordinanza di custodia cautelare emerge il ruolo di assoluta preminenza – di Cannalire, autentica eminenza grigia di Ponzellini. Pur non figurando nell'organico dei dirigenti della banca, il superconsulente, non esitava a ricorrere alle maniere forti, sino ad esplicite minacce di licenziamento, per piegare alle sue richieste i funzionari più riottosi. Cannalire, poi, era l'uomo di raccordo con il mondo politico. Suoi i rapporti diretti con Paolo Romani, ex ministro dello Sviluppo economico che perorava finanziamenti a favore dell'imprenditrice televisiva Ilaria Sbressa. Suo il rapporto diretto con il fratello dell'ex premier Paolo Berlusconi che gli si rivolgeva per ottenere finanziamenti ben oltre i propri meriti creditizi. A intervenire presso la cuspide informale che, secondo l'accusa, presidiava alle erogazioni della Bpm spicca anche l'ex ministro della difesa Ignazio La Russa che sollecitava operazioni urgenti a sostegno finanziario della società Quintogest. Nè mancano interventi di Cannalire per richieste di finanziamento a Giovanni Acampora, già condannato in via definitiva nel processo Imi Sir. Per Acampora si muoverà anche il parlamentare bellunese Aldo Brancher. E pure con l'ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio Daniela Santanché Cannalire sembra avere avuto rapporti confidenziali tanto che Santanché interviene sollecitando finanziamenti alla società Visibilia.
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GLI ALTRI INDAGATI

Marco Milanese
Fra gli indagati anche Marco Milanese, ex consigliere dell'ex ministro dell'Economia Giulio Tremonti, che al tempo giocava un ruolo chiave nel settore dei giochi e nell'elaborazione della loro regolamentazione. È indagato per associazione per delinquere e corruzione
Enzo Chiesa
Anche per l'ex direttore generale della Banca Popolare di Milano, Enzo Chiesa, l'accusa formulata ieri dalla procura milanese è di associazione a delinquere finalizzata (anche) all'appropriazione indebita, all'emissione di fatture false e al riciclaggio

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