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Questo articolo è stato pubblicato il 31 maggio 2012 alle ore 19:51.

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Il consiglio straordinario di Generali è stato convocato sabato per chiedere la sostituzione del group ceo Giovanni Perissinotto. È solo l'epilogo di una vicenda che affonda le radici nei malumori degli azionisti privati – Leonardo Del Vecchio, Francesco Gaetano Caltagirone e Lorenzo Pelliccioli – entrati nel capitale della compagnia a partire dal 2007 e scottati dalle forti perdite subite per la caduta del titolo. A dare fuoco alle polveri un'intervista del patron di Luxottica, pubblicata sul «Corriere della Sera» proprio il giorno dell'assemblea annuale di Generali, nella quale Del Vecchio sollecitava le dimissioni di Perissinotto spiegandone i motivi nelle operazioni che non aveva condiviso, dapprima da consigliere e poi, uscito dal board, da socio forte del 3% e portatore di perdite per 500 milioni: la Russia, Telecom e la joint con il finanziere ceco Petr Kellner.

Punti di vista, in qualche caso anche opinabili, che però hanno avuto un peso nelle tensioni che alla fine non sono state più trattenute. Sabato si va alla conta, ma sulla linea dei privati alla fine si è trovata anche Mediobanca, che è tuttora il primo singolo azionista. E l'esito sembra perciò segnato.

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