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Questo articolo è stato pubblicato il 31 maggio 2012 alle ore 16:27.

Visco difende le banche, sprona le impreseVisco difende le banche, sprona le imprese

Le banche italiane «hanno compiuto notevoli progressi sulla strada del rafforzamento patrimoniale» mentre «il Paese può chiedere ai suoi imprenditori uno sforzo aggiuntivo perché rafforzino il capitale delle loro imprese». I due passaggi non appaiono accostati nelle Considerazioni finali di Ignazio Visco, le sue prime da Governatore della Banca d'Italia. Ma il confronto è immediato e costituisce uno degli spunti più netti di un 31 maggio dal quale il sistema creditizio nazionale è uscito complessivamente difeso e promosso dal suo "vigilante".

E ciò in misura più evidente di quanto fosse generalmente disposto a fare il predecessore Mario Draghi nelle sue Relazioni: anche quando, scoppiata la grande crisi bancaria, l'attuale presidente della Bce dava comunque atto alle "sue" banche della validità del loro modello e della loro capacità di resistenza.

Nessuno, tuttavia, tra i banchieri presenti in Via Nazionale, ha potuto dimenticare il tono perentorio con cui Draghi al Forex 2011 aveva pressocché ordinato alle banche italiane di ricapitalizzare, molto e subito. Quindici mesi dopo Visco ha dichiarato virtualmente chiusa quell'emergenza, sottolineando come «il core tier 1 dei cinque maggiori gruppi bancari è cresciuto dal 2007 a oggi da meno del 6 al 10 per cento, mentre per le altre banche è rimasto stabile attorno al 10 per cento».

Insistenza-chiave, quella sul «10 per cento», a un mese dalla scadenza Eba per l'allineamento al 9% del "ratio" patrimoniale per tutte le banche sotto stress test Ue per «Basilea 3»: soprattutto dopo le forti polemiche sollevate dall'Abi sulle correttezza degli standard Eba di valutazione dei rischi in bilancio («È necessario portare a compimento in tempi rapidi la "peer review" delle modalità di calcolo delle attività di rischio in corso al Comitato di Basilea», ha concordato Visco). Ancora - ha notato il Governatore- i gruppi italiani sono riusciti a raccogliere mezzi freschi su mercati «in condizioni difficili». Non è stato comunque un caso che proprio il leader dei banchieri italiani, Giuseppe Mussari, abbia subito salutato «l'altissimo livello della Relazione».

Questo premesso, lo schema analitico proposto dal Governatore è stato articolato. Ribadita la «stabilità» del sistema domestico - fortunatamente immune da «bolle immobiliari» come in Spagna - le banche stanno subendo gli indubbi «contraccolpi di due recessioni in due anni»: anzitutto sul versante della qualità del credito sebbene un'azione di Vigilanza particolarmente «rigorosa» abbia rilevato «una gestione complessivamente corretta dei crediti a rischio».

La nuova frontiera strategica degli istituti è iquindi quella dell'efficienza: i costi in banca vanno tagliati (con robuste riorganizzzioni tecnologiche nell'offerta di prodotti) e questo non potrà comunque ripristinare livelli di redditività pre-crisi. Di questa prospettiva tutti gli azionisti di gruppi bancari (a partire evidentemente le Fondazioni) «devono essere consapevoli» nelle loro attese di dividendi e capital gain. D'altro canto, fra gli «snellimenti» ancora praticabili in banca, molti margini possono essere ricavati nelle architetture di «governance» spesso «pletoriche»: l'accenno puntuale alle 1.136 cariche amministrative per i primi dieci gruppi è stato forse il richiamo più severo al sistema.

Anche con coefficienti patrimoniali in ordine e organizzazioni più efficienti, nell'immediato i mercati finanziari restano poco liquidi e turbolenti: frenano quindi l'azione di tutti gli intermediari. Quindi, a maggior ragione «la critica alle banche di essere disattente alle esigenze dell'economia, non è corretta». I prestiti delle banche italiane al settore privato - ha notato Visco - negli ultimi dodici mesi sono cresciuti dell'1,3 per cento. La fragilità e l'inefficienza del crinale banche-imprese, per il governatore, non può dunque sfociare solo nella denuncia di «credit crunch» dal fronte imprenditoriale.

Il peso della componente a breve termine dei prestiti (fino a 1 anno, in gran parte affidamenti in conto corrente) è ancora elevato in Italia: 38% contro il 18% di Francia e Germania e il 24% medio dell'eurozona. E', tra l'altro, questa situazione che spone le banche italiane a maggiori sichi sul versante della liquidità. Ed è su questo terreno critico che Visco ha lanciato un appello al sistema produttivo, per quanto l'intera Relazione ne sottolinea lo stato di estrema difficoltà. Imprenditori investite - o re-investite - nelle vostre aziende: dareste ulteriore «spessore patrimoniale» all'intera Azienda-Italia - andrebbe da sè - e iniettereste fiducia, che è la vera risorsa scarsa nella Grande Crisi.

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