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Questo articolo è stato pubblicato il 02 giugno 2012 alle ore 08:18.

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Oggi Generali decide il suo destino. Se confermare la fiducia a Giovanni Perissinotto l'uomo che da dieci anni ne rappresenta la indiscussa guida operativa. Oppure se accogliere la mozione di sfiducia implicita nella convocazione del cda straordinario in programma per oggi a Milano, fortemente voluto da Mediobanca e da alcuni grandi azionisti del Leone, Leonardo Del Vecchio, De Agostini, Bollorè.

L'obiettivo: dare un segnale di discontinuità per contrastare la discesa del titolo in Borsa e sostituire Perissinotto con Mario Greco, attualmente Ceo General Insurance del gruppo elvetico Zurich. La nuova situazione, ieri, ha spinto all'insù i titoli del Leone e di Piazzetta Cuccia.
La partita, vista dalla tribuna di Mediobanca, sarebbe già decisa con una larga maggioranza di 11-12 consiglieri (su 17) schierati per il «cambiamento». Una sicurezza ostentata anche dal fatto che, tra i materiali inviati ai membri del board in previsione della riunione, vi sarebbe anche il curriculum vitae di Greco. Ma nelle ultime ore il quadro si sarebbe fatto più incerto.
Un ruolo chiave si appresterebbero a giocarlo gli amministratori di minoranza indicati da Assogestioni (Cesare Calari, Paola Sapienza e Carlo Carraro) che, secondo Piazzatta Cuccia, sarebbero tutti schierati per la sfiducia a Perissinotto. Da fonti vicine all'attuale Group Ceo, invece, Carrara sarebbe di opposto avviso. Nelle ultime ore, poi, tra gli amministratori di minoranza si sarebbe fatta strada l'ipotesi di marcare una distinzione, astenendosi dal voto. In effetti, le loro ragioni - contenute in una lettera inviata a Perissinotto da Sapienza – sarebbero comunque diverse da quelle del "fronte del no". Anche chi protendeva per le dimissioni del Group Ceo lo faceva - sarebbe scritto nella lettera - allo scopo di superare con un cambio di management le divisioni del Cda.

E che rischiavano di paralizzarlo. La scelta definitiva la prenderanno i diretti interessati in consiglio ma stamattina, prima del cda, i tre amministratori incontreranno la loro "base" in una riunione di fondi convocata da Assogestioni.
L'astensione delle minoranze rimetterebbe tutto in gioco anche perchè incerta sarebbe la collocazione di Angelo Miglietta eletto su proposta di una lista che fa capo alla fondazione Crt (Unicredit-Mediobanca) e alla Finanziaria Internazionale il cui presidente Enrico Marchi ha pubblicamente manifestato ieri la sua solidarietà a Perissinotto. Non sarebbe neppure escluso che la discussione in cda – sarà preceduta dalla riunione del comitato nomine – si concluda con un clamoroso pareggio tra i favorevoli a Perissinotto ed i contrari. Tra quest'ultimi si annovera da tempo il fondatore di Luxottica Leonardo Del Vecchio che ieri ha rinnovato con l'usuale franchezza le sue convinzioni. Rafforzate dal modo con il quale il giorno precedente Perissinotto, con una lettera ai consiglieri, aveva difeso il suo operato in polemica diretta con Mediobanca. Parole dalle quali «traspare chiaramente – ha detto ieri Del Vecchio – che l'attuale Ceo «già da tempo non è adatto a gestire le Generali».

Invece di dimettersi Perissinotto «getta discredito sui consiglieri e sugli azionisti». «Grave ed infondata» - ha proseguito - è la supposizione di «un'influenza speciale» di Mediobanca su Generali. «Sono stato io insieme a Lorenzo Pelliccioli a rappresentare a Mediobanca l'urgenza del cambiamento e Alberto Nagel (Ad di Piazzetta Cuccia ndr.) ne ha convenuto». La mozione di sfiducia che oggi verrà discussa non è dunque di Mediobanca ma «di una parte molto rilevante del consiglio e dell'azionariato, motivata esclusivamente da fatti aziendali». La vicenda Fonsai-Unipol «non c'entra nulla» e, infine è «assai grave e intimidatoria» l'affermazione del Ceo secondo cui la scelta di un nuovo ammnistratore sarebbe «inquinata» da ragioni estranee al business. Al contrario la scelta di Greco in Generali è motivata dall'intenzione di dare un «cambio di passo» nella gestione della compagnia.

La lettera di Perissinotto, che esprimeva dubbi sulla solidità patrimoniale di Unipol, ha sollevato ieri anche la replica immediata dell'Ad bolognese Carlo Cimbri. Quelle affermazioni - ha detto - sono «frutto del profondo turbamento personale» in cui si trova l'amministratore triestino.
Nel clima accalorato della vigilia sono intervenuti ieri a difesa di Perissinotto gli agenti e i dipendenti della compagnia. Ed anche l'ex ambasciatore Usa in Italia Mel Sembler per il quale l'iniziativa di estrometterlo «è mal concepita e trasmette una immagine negativa della business comunity italiana al mondo intero».

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