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Questo articolo è stato pubblicato il 09 giugno 2012 alle ore 08:35.

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Con un tempismo perfetto, figlio di contatti costanti con il vertice della compagnia assicurativa, Palladio e Sator tornano in pista su Fondiaria Sai. Lo hanno fatto, peraltro, poche ore prima che Jonella e Paolo Ligresti annunciassero di non rinunciare alla manleva e al diritto di recesso, punti chiave perché il maxi riassetto con Unipol veda la luce. La nuova proposta presentata ieri ricalca quella a suo tempo fatta recapitare al gruppo assicurativo e rimasta di fatto in "sospeso".

Consiste in un aumento di capitale da 800 milioni dei quali 400 milioni riservati agli investitori per un prezzo di emissione compreso tra 2 e 2,5 euro (forchetta leggermente ritoccata rispetto a quella precedente di 1,5-2,5 euro) e altri 400 milioni da destinare agli azionisti di FonSai. In quest'ottica, se Premafin dovesse decidere di seguire l'aumento di capitale potrebbe restare con una partecipazione nella compagnia assicurativa tra il 22 e il 25 per cento. Altrimenti, si diluirebbe tra il 14 e il 16 per cento.

L'operazione garantirebbe a Fondiaria 36 punti di solvency con un margine di solvibilità superiore al 120% anche in "condizioni di stress dei mercati". Sator e Palladio hanno concesso al gruppo assicurativo dieci giorni per rispondere e contano, in caso di esito affermativo, di poter definire i dettagli del riassetto nei 15 giorni successivi. Il tutto è condizionato all'ottenimento da parte di Consob dell'esenzione d'Opa su FonSai e su Milano Assicurazioni. Peraltro, ieri, circolava anche la voce che i due fondi avessero individuato il manager adatto a prendere in mano le redini delle due compagnie: Giovanni Perissinotto. L'ex guida di Generali, complice forse l'amicizia di lungo corso con Roberto Meneguzzo di Palladio, sarebbe stato effettivamente contattato ma, a quanto risulta, avrebbe resistito alle lusinghe non foss'altro perché da sempre ha sostenuto che dopo l'avventura nel Leone si sarebbe "ritirato" dal settore.

Resta da chiedersi come Premafin, già a un passo dal default, possa raccogliere i capitali per partecipare all'iniezione di liquidità. Secondo Sator e Palladio la holding potrebbe fare ricorso a un nuovo finanziamento, con condizioni di rimborso privilegiato rispetto ai debiti esistenti. Le risorse, se impiegate nell'aumento di capitale, darebbero a Premafin un valore dell'attivo in linea con l'esposizione e quindi capace di sopportare una ristrutturazione dell'indebitamento ex articolo 67. I due fondi si sarebbero anche detti disponibili a supportare la società nella ricerca dell'istituzione.

Tra l'altro, anche ipotizzando che la finanziaria non partecipi all'aumento l'esposizione troverebbe copertura in quella quota restante del 15% di FonSai, se si ipotizza per quest'ultima un valore al termine del piano, ossia tra quattro anni, nell'intorno dei 4 miliardi. Dettagli che in parte i due fondi avrebbero spiegato anche in una lettera inviata ieri alla stessa Premafin nella quale avrebbero precisato che il progetto è sostenibile a fronte di un riscadenziamento dei debiti al 2022, data che già è prevista nell'attuale piano di ristrutturazione al vaglio delle banche.

Certo all'offerta mancano ancora alcuni tasselli. In primis il consorzio di garanzia e poi il favore degli istituti esposti verso la holding. Rispetto invece ai rumor di possibili "accordi" già scritti con i Ligresti, Sator e Palladio avrebbero preso le distanze da quest'ipotesi. L'offerta, ha chiarito un portavoce, «va incontro agli interessi di Fondiaria Sai e di tutti i suoi azionisti. L'accoglienza manifestata dal mercato è un chiaro segnale in tal senso».

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