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Questo articolo è stato pubblicato il 13 giugno 2012 alle ore 06:42.
MILANO
Il tempo è scaduto. Il destino delle holding della famiglia Ligresti, Imco e Sinergia, si decide in queste ore davanti ai giudici del tribunale fallimentare di Milano, Roberto Fontana e Filippo D'Aquino, che dovranno valutare la richiesta di fallimento presentata dal sostituto procuratore Luigi Orsi.
In un ultimo tentativo di guadagnare tempo per mettere a punto un piano di ristrutturazione del debito credibile, i Ligresti sarebbero orientati a chiedere un rinvio di due settimane delle udienze. Secondo indiscrezioni sarà questa la posizione che i legali di Imco e Sinergia presenteranno oggi ai giudici delegati. Ma un ulteriore rinvio, dopo il tempo già concesso, incontra la ferma opposizione del pm Orsi, che ha iscritto Salvatore Ligresti nel registro degli indagati con l'accusa di aggiotaggio e ostacolo alle autorità di vigilanza.
I rischi del fondo Hines.
Si vedrà in queste ore quale sarà la posizione del tribunale fallimentare. Ma intanto i dubbi della procura sul piano di salvataggio di Imco e Sinergia continuano a ingigantirsi. Restano, ad esempio, le perplessità sul ruolo del fondo Hines, che dovrebbe versare alle holding 50 milioni cash e accollarsi 243 milioni di debiti, avendo in cambio l'intero portafoglio immobiliare rimasto in capo ai Ligresti. L'Hines Italia Social Fund dovrebbe effettuare investimenti a basso rischio ma le proprietà che riceverebbe da Imco e Sinergia sono in gran parte terreni sui quali sono previsti progetti immobiliari che richiedono ingenti investimenti e sono subordinati ad autorizzazioni da parte di enti locali.
Basti pensare al caso dell'area Cerba. La perizia di Protos valuta l'area 180 milioni, ma quel valore di mercato è la differenza tra i costi di realizzo dell'intervento (circa 900 milioni) e i ricavi futuri stimati in 1,1 miliardi. Ricavi che si otterrano chissà quando e per ora tutti su un pezzo di carta. Ma soprattutto gli investitori di Hines dovrebbero nel frattempo sobbarcarsi il rischio di forti investimenti di capitale per la realizzazione immobiliare. Il numero uno di Hines, Manfredi Catella, ascoltato come testimone dalla procura, avrebbe affermato di aver già ottenuto il sostegno di alcuni fondi pensione come Enpam ed Enasarco ma anche di Mediobanca, Fondazione Cariplo e Fondazione Crt. Al momento però, negli ambienti giudiziari, non risulta che sia stato compiuto alcun passo concreto. Hines, inoltre, viene considerata dalla procura una parte correlata a tutti gli effetti di Imco e Sinergia, visto che tra i suoi azionisti figura Fonsai.
Proprio le operazioni con parti correlate sono al centro dell'attenzione di Orsi in questi giorni. Imco e Sinergia non hanno mai operato sul mercato ma esclusivamente con altre società del gruppo Ligresti come Fonsai e Milano Assicurazioni. Ecco perché la procura sta passando al setaccio tutte le operazioni immobiliari contenute nella relazione del collegio sindacale di Fonsai del 16 marzo 2012, messe nero su bianco dopo la denuncia del fondo Amber. E ieri Orsi ha ascoltato come persone informate dei fatti tre dipendenti di Scenari Immobiliari, la società che ha realizzato le valutazioni di gran parte delle operazioni immobiliari di Fonsai e Milano Assicurazioni con le società della famiglia Ligresti.
I Ligresti drenano liquidità
Ma le perplessità non finiscono qui. I 50 milioni di cassa che gli investitori di Hines garantirebbero a Imco e Sinergia sono l'architrave per garantire la sopravvivenza delle due holding della famiglia. Ma se davvero bastasse questo, non si spiega perchè di recente i Ligresti avrebbero fatto pressione sulla Milano Assicurazioni per trovare un accordo su due immobili (a Milano in via Confalonieri e a Roma in via Fiorentini) per le quali la Milano è impegnata a comprare da Imco per la bellezza di 210 milioni e che sono iscritti a bilancio oggi per 140 milioni. Ebbene, se Imco e Sinergia fallissero la Milano sarebbe esposta al rischio di perdere il diritto alla consegna degli immobili rimandendo creditrice verso i Ligresti per le somme milionarie versate come acconti.
Cosa è accaduto solo qualche settimana fa? Che la Milano, come recita la relazione di bilancio, avrebbe trovato un accordo senza aspettare l'esito dell'udienza fallimentare con la famiglia per una transazione che consentirebbe ai Ligresti di fatto di non dover restituire alla società quotata gli acconti milionari. La Milano si terrebbe gli immobili ancora da ultimare e i Ligresti non dovrebbero restituire i soldi ricevuti.
La partita di scambio, l'ennesima tra parti correlate, non sarebbe indolore per gli azionisti della Milano dato che «gli oneri della transazione (con i Ligresti, ndr) trovano copertura nei fondi rischi già stanziati allo scopo». Un altro drenaggio di liquidità a favore della famiglia e a scapito degli azionisti delle quotate dell'ex impero della famiglia.
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