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Questo articolo è stato pubblicato il 13 giugno 2012 alle ore 06:41.



L'assemblea di Premafin approva l'aumento di capitale della società fino a 400 milioni riservato ad Unipol ma, contemporaneamente, i suoi azionisti di maggioranza (la famiglia Ligresti) chiedono al Cda di esaminare altre «operazioni migliorative». Cioè di aprire il confronto a Sator e Palladio. Con l'assemblea della holding del gruppo FonSai la lunga saga finanziaria in corso da mesi ha vissuto ieri un nuovo, confuso, capitolo. Dopo quattro ore di discussioni e con il quorum deliberativo (il 50% del capitale sociale) spesso in bilico, l'assemblea ha approvato il bilancio e votato a maggioranza la delibera già nota sulla ricapitalizzazione. Ma, al tempo stesso, ne ha cambiato il contesto. Il testo posto in votazione prevede un aumento di capitale riservato ad Unipol fino a 400 milioni con cui il gruppo bolognese rileverà il controllo della holding con un quota dell'83% (81% se l'apporto di capitale sarà limitato a 350 milioni) consentendole di partecipare all'aumento di capitale di FonSai con la quota di sua spettanza (35%).
Ma - recita sempre la delibera - quella di Unipol non è l'unica opzione perchè se risultasse «con certezza» che alcune condizioni sospensive previste nell'intesa con Bologna non possono realizzarsi, a quel punto la capogruppo dei Ligresti sarebbe libera di rivolgersi ad altri investitori. Il documento approvato ieri indica nel 31 dicembre 2011 il termine ultimo per eseguire l'aumento di capitale. Fin qui il testo che, quando venne redatto, lasciava aperte altre via d'uscita in assenza del via libera di tante autorità coinvolte (Consob, Antitrust, Isvap). Quei semafori verdi, sia pure ancora ad intermittenza, hanno cominciato ad accendersi ma nel frattempo è scoppiata la "grana" della manleva. Per ottenere l'esenzione all'Opa su Premafin, la Consob ha preteso che i Ligresti rinunciassero al lasciapassare accordato da Unipol su azioni di responsabilità per il loro operato in Fonsai. Jonella e Paolo Ligresti hanno comunicato di non averne alcuna intenzione e Unipol, ieri, ha risposto per le rime. In una lettera recapitata prima dell'assemblea Premafin ha dichiarato che intende «uniformarsi integralmente» a quanto richiesto dall'authority precisando che «l'impegno di manleva può essere limitato - e comunque Unipol lo limiterà – nella sua portata ai soli consiglieri e sindaci» del gruppo Fonsai che non siano contemporaneamente azionisti (sono i Ligresti), così come richiesto dalla Consob. Bologna ha poi precisato che la fusione finale «escluderà esplicitamente» il recesso. Anch'essa una condizione posta dalla commissione di Giuseppe Vegas perchè gli azionisti di Premafin (e, ancora una volta, soprattutto i Ligresti) non si avvantaggino della esenzione dall'Opa motivata dal salvataggio.
La diatriba ha fornito lo spunto ai soci di maggioranza per esprimere tutte le loro riserve sul matrimonio con Bologna. Approvare l'aumento - ha detto il rappresentante di Hike, la società di Jonella Ligresti – «non significa aderire alla proposta Unipol» . Il rappresentante di Paolo Ligresti ha auspicato soluzioni alternative ed ha chiesto che l'assemblea si pronunciasse esplicitamente per la fine dell'obbligo di esclusiva (che lega Premafin a Unipol) e l'avvio di un confronto con altri soggetti. Il notaio Piergaetano Marchetti ha tuttavia obiettato che una simile pronuncia esulava dall'ordine del giorno della riunione.
Nel corso del meeting è stata anche letta una perizia del professore Giorgio De Nova che, in contrasto con Unipol, ha considerato «irrevocabile» la manleva. Con le loro sortite i Ligresti vogliono vendere a caro prezzo la loro uscita dal gruppo, e contano su un termine per eseguire l'aumento piuttosto lasco (fine dicembre). E su un "dettaglio". A fine giugno il margine di solvibilità di Fonsai sarebbe tornato in prossimità del livello minimo (intorno al 96-97%) ciò che ridurrebbe la necessità di una ricapitalizzazione così consistente (1,1 miliardi) come quella in programma. Che accadrà ora? Oltre alle banche (vedi articolo a fianco) la parola spetta alle authority. All'Isvap che chiede di agire in tempi stretti ed alla Consob che verrà probabilmente chiamata a pronunciarsi sulla manleva. Se dovesse dar credito alle ragioni Ligresti non potrebbe esentare l'Opa su Premafin. Al di là dell'onere aggiuntivo (la società capitalizza 90 milioni in borsa) per la commissione si tratterebbe di un mezzo autogol. Si tornerebbe infatti al primo progetto di matrimonio Unipol-Fonsai che prevedeva l'Opa su Premafin e che Vegas bocciò ritenendolo troppo favorevole ai Ligresti.
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