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Questo articolo è stato pubblicato il 20 giugno 2012 alle ore 06:56.

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Si sono ritirate dai titoli di Stato, ma non da imprese e famiglie. Sfatando tutti i luoghi comuni, i dati ufficiali dimostrano che le banche estere non hanno abbandonato l'Italia. O meglio, l'hanno fatto solo a metà: se da un lato hanno ridotto la loro esposizione sui BTp (la quota di debito pubblico italiano nelle loro mani è scesa dal 47% al 40% del totale), dall'altro hanno rafforzato la presenza sull'economia reale (i loro impieghi in Italia sono aumentati del 3% nel 2011 contro lo 0,7% medio degli istituti italiani). È quanto dimostrano i dati divulgati ieri dall'Aibe, l'associazione delle banche estere in Italia.

Gli operatori esteri sono sconfortati «perché il sistema Italia non cambia», commenta il presidente dell'Aibe, Guido Rosa. Il loro approccio sull'Italia è a due velocità proprio per questo: «Crescono da un lato i finanziamenti concessi da operatori esteri al sistema privato (imprese e famiglie), ma diminuisce dall'altro la fiducia verso tutto ciò che è pubblico». I dati lo dimostrano.

Sui titoli di Stato c'è stata una netta ritirata. Solo le filiali delle banche estere in Italia (escludendo dunque le case madri) hanno ridotto nel 2011 i BTp in portafoglio di 14 miliardi di euro: la loro quota di titoli di Stato è scesa dal 17,2% del totale del 2010 al 10,4% del 2011, fino all'8,5% del 31 marzo 2012. Considerando anche le case madri, come detto, la quota nelle loro mani è scesa dal 47 al 40%. Ma non solo i titoli di Stato (facilmente vendibili) dimostrano la scarsa fiducia delle banche estere verso il settore pubblico italiano: nel 2011 sono infatti calati del 20% anche gli impieghi verso la Pubblica amministrazione.

Per contro le banche estere hanno aumentato in termini relativi l'offerta all'economia reale. La loro quota di mercato di mutui erogati in Italia è infatti aumentata dal 18,6% del 2010 al 19,6% del 2011: questo anche perché – secondo un stima di Bankitalia – le banche estere riescono ad applicare ai finanziamenti un tasso d'interesse più contenuto di circa 20 punti base rispetto alle concorrenti italiane. Per quanto riguarda la quota di mercato sui finanziamenti alle imprese, nel 2011 le banche estere sono rimaste stabili (al 12,6%). Ma a ben guardare sono state attive in termini relativi anche su altri fronti: nelle operazioni di project finance hanno partecipato con una quota di mercato del 51%, nelle emissioni obbligazionarie di imprese italiane hanno contribuito con una quota del 62%, nei prestiti sindacati hanno raggiunto il 56%. Insomma: nessuno si sta ritirando dall'Italia che produce. (My.L.)

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