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Questo articolo è stato pubblicato il 21 giugno 2012 alle ore 06:42.

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La finanza libica vola in Italia per riannodare i legami che hanno assunto una nuova forma dopo la caduta del regime di Gheddafi. Infatti il ricco portafoglio di Tripoli lo scorso 18 marzo è stato sequestrato dal giudice della Corte d'Appello di Roma su richiesta del tribunale penale dell'Aja.
Beni che – a detta della Corte – farebbero capo alla famiglia del defunto dittatore: partecipazioni per 1,1 miliardi di euro detenuti dai fondi Liybian Investment Authority (Lia) e Liybian Arab Foreign Investment Company (Lafico). Le quote in UniCredit (1,8%), Eni (0,58%), Finmeccanica (2,01%), Juventus (1,5%), Fiat (0,33%) e Fiat Industrial (0,33%) secondo l'Aja andrebbero destinate a risarcire le vittime del regime. Decisione contestata dai libici, che il 26 aprile hanno presentato ricorso – sostenendo che si tratta di beni del popolo e non della famiglia dell'ex raìs – e il prossimo 12 luglio si terrà l'udienza.
Per due giorni è stato in Italia il nuovo presidente della Lia, Mohsen Derregia, che ha incontrato al Tesoro il dirigente generale di Via XX Settembre, Giuseppe Maresca. «Il Comitato di sicurezza finanziaria del ministero dell'Economia appoggia la richiesta della Lia per il dissequestro», ha affermato il giovane banchiere libico, assistito in Italia da Michael Bosco dello studio Shearman & Sterling. «Abbiamo avuto un incontro molto proficuo con il comitato e siamo compiaciuti del supporto ricevuto fino a questo momento con riferimento a tale questione. Speriamo di superare questo malinteso nel più breve tempo possibile e confidiamo di poter tornare a concentrarci nuovamente sul nostro portafoglio di investimenti in Italia non appena tali beni saranno liberati». Bosco ha sottolineato che l'Italia é l'unico paese al mondo ad aver deciso il sequestro dei beni a seguito delle richieste dell'Aja, dove tra l'altro – precisano fonti legali dei libici – non si sarebbe riscontrata la richiesta di sequestro. In ogni caso la decisione della magistratura arriverà tra breve. Nel frattempo la Lia – fondo sovrano che gestisce asset per quasi 60 miliardi di dollari, di cui la metà in euro – si rifocalizza sulle proprie attività in Italia.
A partire da UniCredit: è un investimento «strategico e di lungo periodo» che potrebbe anche tornare a crescere in futuro se ci saranno «opportunità interessanti» ha detto, aggiungendo che la Lia chiederà una rappresentanza in cda. Tra l'altro Tripoli nel gruppo di piazza Cordusio può contare anche sulla quota di circa il 3,6% della Banca Centrale, che aveva il 4,99% prima dell'aumento di capitale. Ieri Derregia ha visto il chief operating officier di UniCredit, Paolo Fiorentino, e ha avuto incontri con altri esponenti della comunità finanziaria. Di certo, anche se il paese dopo la guerra ha bisogno di risorse finanziarie per la ricostruzione, ora «non é il momento di vendere, anche viste le condizioni di mercato. Il valore delle azioni é sceso in modo sostanziale. È troppo tardi per decidere di vendere, non abbiamo alcun incentivo a farlo. Non abbiamo nessuna intenzione di vendere al momento né nel prossimo futuro» ha precisato Derregia.
Poi una precisazione su notizie relative a investimenti in prodotti strutturati gestiti da Goldman Sachs e Société Générale: le perdite si attestano a circa 1,75 miliardi di dollari, di cui 900 milioni relativi al solo investimento con la banca Usa. «Alcuni di questi investimenti hanno subìto perdite molto consistenti e in certi casi sorprendenti – ha spiegato –: valuteremo come questi prodotti sono stati strutturati e gestiti e vedremo se abbiamo il diritto di chiedere dei rimborsi».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I NUMERI

1,1 miliardi E
Le partecipazioni italiane
I fondi Liybian Investment Authority (Lia) e Liybian Arab Foreign Investment Company (Lafico) hanno tra l'altro quote in UniCredit (1,8%), Eni (0,58%), Finmeccanica (2,01%)
60 miliardi $
Gli asset totali
Gestiti dalla Lia,la Liybian Investment Authority: la metà del valore è costituito da partecipazioni in euro. Con queste risorse il fondo ha deciso di consolidare la presenza in Italia

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