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Questo articolo è stato pubblicato il 26 giugno 2012 alle ore 06:42.

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FIRENZE.
La nuova emissione di Tremonti-bond di Banca Mps potrebbe superare i 3 miliardi. Il gruppo senese, presieduto da Alessandro Profumo e guidato dall'amministratore delegato Fabrizio Viola, nel cda di questo pomeriggio a Rocca Salimbeni valuterà infatti l'ipotesi di ristrutturare il prestito di 1,9 miliardi del 2009 in aggiunta a un'ulteriore richiesta di circa 1,2 miliardi, necessaria a coprire quel cuscinetto (buffer) patrimoniale "straordinario e temporaneo" indicato come necessario dall'Autorità bancaria europea (Eba).
L'idea di ricorre ancora una volta ai T-bond e di "riunire" la vecchia esposizione della banca nei confronti dello Stato in una posizione unica risponde a esigenze di natura pratica ma anche strategica.
Il rafforzamento patrimoniale richiesto dall'Eba per fine giugno è di 3,2 miliardi: Viola ne ha recuperati circa 2 con attività di asset disposal (messa a patrimonio dei prestiti Fresh 2003 e 2008) e il ricalcolo del rischio di credito con i modelli avanzati di Basilea 3; altri 200 milioni arriveranno dalla vendita del 60% di Biverbanca alla Cassa di Risparmio di Asti, che viene decisa sempre oggi; i T-bond, da cui uscirà quel miliardo abbondante che manca per arrivare ai 3,2 miliardi necessari, costano cari (8,5% il tasso applicato fin qui) ma non vengono remunerati in caso di mancato dividendo da parte della banca (com'è stato quest'anno), sono eterni, possono essere rimborsati in qualsiasi momento e, soprattutto, rappresentano un debito nei confronti dello Stato.
Banca Mps, nel cui portafoglio ci sono 26 miliardi di Btp, valuta più rischiosa un'eventuale esposizione con il mercato, come nel caso di ricorso ai coco-bond, titoli ibridi che vengono convertiti automaticamente in capitale se l'indice di patrimonializzazione scende sotto il 7% (quello di Siena, senza i T-bond, è all'8,5). La riunificazione della vecchia con la nuova emissione, per la quale c'è l'ok di Bankitalia e del Tesoro, metterà dunque nelle mani dello Stato un credito superiore all'intero valore di Borsa della banca (2,3 miliardi, con il titolo che ieri è sceso a 0,20 euro in linea con il trend negativo della seduta).
Queste due operazioni, vendita di Biver e T-bond, fanno da premessa alla riscrittura del piano industriale di gruppo 2012-2015 che Viola porta oggi in consiglio d'amministrazione (e domani presenterà al pubblico). Il documento deve indicare la strada per la messa in sicurezza e il rilancio della terza banca del Paese. Sarà ineluttabilmente un strada costellata di tagli e sacrifici, sul versante del personale e dei compensi economici (il bonus di luglio è già stato abolito). Non potendo agire sulla leva delle entrate, considerato il momento di mercato, Viola può solo guardare al rigore e al miglioramento dell'efficienza operativa.
La revisione dei progetti di dismissioni, dopo che l'unica operazione andata in porto è quella che riguarda Biverbanca (vedere altro servizio), allargherà la riorganizzazione interna all'intera rete di agenzie, con accorpamenti e chiusure di quelle più piccole e meno efficienti, e alle società prodotto, con l'obiettivo di riportare Banca Mps ha produrre reddito in maniera adeguata nell'arco di piano, come del resto chiesto dalla Fondazione Mps, ancora azionista di maggioranza relativa con il 36,5% del capitale in portafoglio (il 3% è destinato a essere ceduto quando le condizioni di mercato saranno più favorevoli).
Il tavolo di confronto con le organizzazioni sindacali interne, che si aprirà nei prossimi giorni, si preannuncia difficile. Ma sia Viola che Profumo, essendo manager esterni al sistema-Siena e non avendo responsabilità nelle scelte passate della banca (a differenza del fronte sindacale), sono ben determinati a centrare l'obiettivo strategico del risanamento. Per questo non si faranno frenare.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L'ANTICIPAZIONE

L'ipotesi Tremonti bond
Sul Sole 24 Ore di martedì scorso l'anticipazione che per rafforzare il proprio patrimonio Mps pensasse all'utilizzo di Tremonti bond al posto dell'ipotizzato ricorso ai cosiddetti Coco-bond.

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