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Questo articolo è stato pubblicato il 30 giugno 2012 alle ore 09:44.

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Rating alle banche, una mail accusa S&PRating alle banche, una mail accusa S&P

TRANI - Sul caso Italia gli analisti di Standard&Poor's si sono spaccati. Nelle ore immediatamente precedenti la diffusione, il 13 gennaio scorso, del report di declassamento del debito sovrano italiano (da A a BBB+), con giudizi negativi anche sul sistema bancario, in casa S&P si è consumata una spaccatura molto significativa. A suon di mail. La prima e decisiva, sequestrata dalla Procura della Repubblica di Trani che indaga sull'agenzia di rating per concorso in manipolazione del mercato continuata e pluriaggravata, è firmata dal responsabile per le banche di S&P, Renato Panichi. Ai due autori del report – inquisiti dal Pm tranese, Michele Ruggiero, insieme a un altro collega e ad altri due top manager – Panichi scrive (in inglese) contestando un passaggio decisivo: «Attualmente è proprio il contrario, uno dei punti di forza delle banche italiane è stato proprio il limitato ricorso/appello ai finanziamenti esterni o all'ingrosso». Panichi cioè contesta l'assioma da cui partono i suoi colleghi e chiede di correggere l'errore: «Per favore rimuovi il riferimento alle banche!».

Questa mail, dunque, secondo fonti vicine agli inquirenti, confermerebbe l'inattendibilità dei giudizi di rating espressi da S&P sull'Italia. Scrive ancora Panichi ai colleghi Eileen Zhang e Moritz Kraemer: «Vedo una frase proprio all'inizio dove menzionate la vulnerabilità crescente dell'Italia ai rischi di finanziamenti esterni. Eileen, non mi hai detto questa frase ieri, e non è giusto che tu dica che c'è un elevato livello di vulnerabilità ai rischi di finanziamenti esterni. Attualmente è proprio il contrario». Dunque contrasti netti tra l'analista italiano e il team, che avvalorerebbero – secondo gli inquirenti – la deliberata volontà di declassare l'Italia pur in assenza dei presupposti. Sul punto S&P preferisce non entrare nel merito dei contenuti della «email interna» e delle «modalità di diffusione a mezzo stampa» e precisa che «le analisi alla base dei rating sono condotte e discusse in maniera collegiale all'interno dell'Agenzia, e che la divergenza di opinioni è una naturale e salutare componente di questo processo». Per i rating dei Paesi sovrani i fattori presi in considerazione sono rappresentati dal punteggio politico, economico, esterno, fiscale e monetario «e il settore bancario rappresenta solo uno dei numerosi fattori che concorrono a definire il punteggio esterno». Insieme alla mail del 13 gennaio, il Pm ha depositato il 27 giugno, in procura, anche altri nuovi atti di indagine, tra cui alcune intercettazioni telefoniche tra l'ad di S&P Italia, Maria Pierdicchi, e l'ex-presidente di S&P, Deven Sharma. I due parlerebbero non solo del declassamento e di debito sovrano italiano, ma anche del Premier Berlusconi e del suo Governo.

Agli atti vi sono altre due mail ritenute rilevanti. In una Panichi scrive a Eileen Zhang («Sappi che mi piacerebbe condividere con te qualsiasi riferimento alle banche in Italia se ci sono, in modo da evitare possibili errori o disallineamenti con la visione di domani») e in un'altra Kraemer messaggia a Panichi: «Visto che tu ti occupi dei titoli di Stato italiani, hai per caso ricevuto indicazioni specifiche da parte dell'ufficio compliance che ci consente di condividere il testo con te prima della sua pubblicazione. Se no, chi altro lo potrebbe ricevere al posto tuo?».

L'inchiesta tranese dunque sta ricostruendo lo scenario in cui il rapporto sul declassamento è andato formandosi e, attraverso l'avviso di conclusione delle indagini reso noto a fine maggio, è vicina alla svolta per i 5 indagati per i quali la richiesta di rinvio a giudizio sembra scontata. Anche il filone di indagine sull'altra agenzia, Fitch, sta facendo passi avanti. Meno di 10 giorni fa i super consulenti – Donato Masciandaro e Giovanni Ferri – incaricati dal Pm di verificare il nesso oggettivo di causalità, tra annunci delle agenzie ed effetti sui mercati, hanno depositato a Trani la seconda e ultima perizia.

In cinquanta pagine (come la prima) la perizia offrirebbe elementi oggettivi utili al magistrato che, insieme ai rapporti redatti in queste settimane dalla Guardia di Finanza e all'analisi soggettiva degli eventi, sarebbe ormai pronto – forse già nei primi giorni di luglio – a concludere le indagini anche su questo filone. Poi contemporaneamente, o a seguire, dovrebbe essere la volta di Moody's.

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