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Questo articolo è stato pubblicato il 30 giugno 2012 alle ore 08:19.

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Nei campi riarsi del Midwest degli Stati Uniti e sul parterre del Chicago Board of Trade (Cbot) sono giornate cruciali. L'arrivo della pioggia potrebbe ancora evitare quello che si annuncia come un disastro per i raccolti di mais e che nel mese di giugno ha fatto salire di circa il 20% le quotazioni del cereale, oltre 670 $/bushel.
Dopo un inverno con poca neve, seguito da una primavera mite, che ha spinto gli agricoltori ad anticipare le semine, la Corn Belt o "cintura del mais" – area che comprende Iowa, Illinois, Indiana e parte degli Stati limitrofi – da settimane è investita da un'ondata di calore, che è arrivata nel peggior momento possibile per lo sviluppo delle piante. Proprio in questi giorni, spiegano gli agronomi, inizia l'impollinazione: fase cruciale nel ciclo di vita dei vegetali, che per il granturco coincide con la formazione dei grani nelle pannocchie. Le temperature fino 40 gradi e la siccità – che colpiscono piante già stressate dalle scarse piogge primaverili – rischiano ora di far crollare la resa delle coltivazioni nel Paese che è il maggior fornitore mondiale di mais e in una stagione in cui sarebbe invece vitale produrre il più possibile: le scorte sono infatti a livelli critici e si prevede che prima del nuovo raccolto scenderanno ai minimi da 16 anni.
Nell'aggiornamento sulle semine, il dipartimento Usa per l'Agricoltura (Usda) ieri ha confermato che nel 2012-13 le coltivazioni statunitensi di mais avranno la massima estensione dal 1937. Un raccolto record resta dunque possibile, anche perché non tutte le regioni della Corn Belt sono in condizioni altrettanto drammatiche. L'Usda tuttavia ha affermato che il raccolto non verrà effettuato sull'8% della superficie seminata, riconoscendo implicitamente i potenziali danni meteorologici.
Qualche segnale di problemi climatici c'era già da tempo. Ma gli operatori del Cbot sembrano aver aperto gli occhi all'improvviso, solo quando hanno appreso dalla stessa Usda che domenica appena il 56% del mais era in condizioni «buone» o «eccellenti», il 7% in meno rispetto alla settimana prima e il risultato peggiore dal 1988. Le vicende di 24 anni fa sono ancora vive nella memoria dei trader: una grave siccità nel Midwest scatenò un rally che in tre settimane al Cbot fece apprezzare del 70% il mais. I danni si rivelarono poi meno gravi del previsto e il rialzo venne cancellato nel corso dell'estate. Nel 1988 però, osservano gli esperti, la siccità aveva colpito prima dell'impollinazione, mentre oggi la produzione rischia di soffrire davvero.
Gli speculatori fino a pochi giorni fa non se ne erano resi conto. Cullati dalla previsione Usda di raccolti record, a inizio giugno al Cbot avevano assunto per la prima volta da due anni una posizione netta "corta", ossia alla vendita. Il cambio di strategia è stato precipitoso: in 4 giorni hanno acquistato 72mila futures sul mais, pari a 360 milioni di bushel, un quinto della produzione dell'Illinois.
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