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Questo articolo è stato pubblicato il 06 luglio 2012 alle ore 08:14.

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MILANO - La crisi economica era esplosa da tempo e il credit crunch asfissiava già le imprese ma nell'estate del 2010 la Bpm guidata da Massimo Ponzellini è in grado di finanziare per decine di milioni di euro un consorzio di cui lo stesso Ponzellini è guarda caso azionista. È una brutta storia di conflitti d'interesse, finanziamenti facili e presunte corruzioni quella che si delinea tra i vari capitoli dell'inchiesta della procura di Milano sulla vecchia gestione della Bpm. Gli uomini del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Milano hanno perquisito ieri la sede romana del consorzio Parco dell'Aniene e quelle milanesi della Sisal e di Capgemini, i cui amministratori delegati, Emilio Petrone e Maurizio Mondani, sono stati iscritti nel registro degli indagati con l'accusa di corruzione privata. Per i sostituti procuratori Roberto Pellicano e Mauro Clerici i due manager avrebbero promesso o versato 1,3 milioni di euro all'ex presidente della Bpm, agli arresti domiciliari dal 29 maggio.
La vicenda del consorzio Parco dell'Aniene viene definita «particolarmente anomala» dai pm che hanno firmato i decreti di perquisizione. Nel maggio 2010 la Banca Popolare di Milano concede al consorzio un finanziamento di 60 milioni di euro in due tranche per la realizzazione di un progetto edilizio da 170 milioni di euro alla periferia di Roma. La proposta di finanziamento arriva sul tavolo del Servizio crediti della Bpm, che mostra tutte le sue riserve ad accordare le risorse al consorzio. Come risulta da un audit interno riservato (nome in codice "Atlantide") affidato alla PricewaterhouseCoopers dalla nuova gestione della banca. In dettaglio i responsabili del servizio crediti della Bpm sottolineano come «l'operazione per entità, leva utilizzata, mancanza al momento di equità...è fuori dai normali canoni di finanziamento che il nostro istituto prende in esame». L'altra banca finanziatrice è UniCredit, che a differenza di Bpm ha ottenuto importanti garanzie a tutela dell'investimento.
Nonostante ciò la proposta viene portata al Consiglio di amministrazione della banca di Piazza Meda e approvata. Al momento della votazione Ponzellini esce dalla sala. Perché si assenta? Semplice, il presidente dell'istituto è azionista al 20% dello stesso consorzio attraverso le società Penta e Mb Sviluppo Industriale. Non Solo. Ponzellini è anche proprietario dell'area sulla quale dovrebbe sorgere l'iniziativa immobiliare. Insomma, il banchiere bolognese ha i piedi in tre scarpe, tanto che i magistrati scrivono che «la categoria di interessi diretti del presidente Ponzellini in questa pratica è addirittura triplice». Una curiosità. Socio di Ponzellini nel consorzio è un ramo collaterale della famiglia Salini. Stesso cognome ma diversa galassia da quella che qualche mese più tardi inizierà la scalata a Impregilo, alla cui presidenza c'era l'onnipresente Ponzellini.
I pm hanno anche ricostruito il giro dei soldi promessi e versati dagli amministratori delegati di Sisal e Capgemini. Petrone (Sisal) avrebbe promesso di versare a Ponzellini 860mila euro nel 2011. Per quale motivo? Le ipotesi sono tante e tutte al vaglio degli investigatori. Si va da un'attività di lobbying che Ponzellini avrebbe potuto esercitare in varie aree (enti, pubblica amministrazione, politica) a favore della società, fino all'ottenimento di ipotetici vantaggi nei rapporti con la banca. Mondani (Capgemini) avrebbe invece effettivamente versato 432mila euro alla GM762, società amministrata da Rachele Ponzellini, figlia dell'ex presidente di Bpm. Capgemini avrebbe anche pagato 100mila euro all'anno ad Antonio Cannalire, ex braccio destro di Ponzellini, finito anche lui agli arresti domiciliari. La Sisal e il suo amministratore delegato respingono le accuse e in una nota affermano «di aver sempre operato in maniera trasparente, corretta e documentata». La Gdf ha anche perquisito l'abitazione di Alessandro Schiavone, ex consulente della Bpm (restribuito con 220mila euro all'anno), fortemente voluto da Ponzellini all'interno della banca. Un ruolo, il suo, che appare per molti versi simile a quello giocato da Cannalire.

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