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Questo articolo è stato pubblicato il 06 luglio 2012 alle ore 14:13.

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MILANO. Quello della Consultinvest che acquista per 15 milioni la rete dei promotori finanziari di Banca Network investimenti è il tipico caso di un pesce piccolo che mangia un pesce assai più grande, con possibili difficoltà di metabolizzazione.

La piccola rete modenese, guidata da Maurizio Viganò, la cui Sgr è partecipata dalla Cassa di risparmio di Ravenna, dagli ultimi dati Assoreti (l'associazione che raggruppa la maggior parte delle reti distributive di prodotti finanziari) lo scorso aprile risultava avere 174 promotori in organico. Nel periodo gennaio aprile 2012 aveva una raccolta netta di 79,3 milioni di euro. Banca Network, invece, passata attraverso, numerose peripezie, sino all'attuale amministrazione straordinaria, ad aprile ne aveva 334 e da gennaio ad aprile lamentava una raccolta negativa per 309 milioni circa: la maglia nera della classifica. Ai tempi in cui si chiamava ancora AreaBanca veleggiava intorno al migliaio di consulenti. Venne acquistata e fusa con Agos, dalla Bipielle di Gianpiero Fiorani e, successivamente venne rilevata da un composito ma solido trittico di azionisti: la Sopaf della famiglia Magnoni, il Banco popolare e il gruppo assicurativo Aviva. In quel periodo (siamo intorno al 2009) i promotori finanziari erano 845. Alla fine del 2008, dopo una lunga ispezione che ne mise in luce le debolezze gestionali, Banca d'Italia chiese al management di mettere in sicurezza la struttura afflitta, nonostante tre aumenti di capitale successivi, da endemiche criticità patrimoniali e carenze nei controlli interni.

Ma, soprattutto, a gravare sul futuro della banca era l'elevato numero di contenziosi aperti. A cominciare da quelli per il massiccio collocamento tra i clienti dei bond della Viatel, il cui valore si è azzerato dopo lo scoppio della bolla New economy del 2001, per finire con la distribuzione di strumenti strutturati che avevano come sottostanti titoli della Lehman brothers. Ora, dunque, la rete, scorporata dalla banca, finirà a Modena. Mentre altri interrogativi vertono sulla sorte dei 22mila correntisti che in queste settimane stanno vivendo giorni difficili. Sì perché i commissari di Banca Network investimenti Raffaele Lener e Giuseppe Bonsignore insediatisi in banca dal 28 novembre scorso, hanno stabilito il 31 maggio scorso di sospendere i pagamenti (e quindi di bloccare i conti della banca) secondo quanto previsto dall'articolo 174 del testo unico bancario. Una decisione che ha un solo precedente: quello di Banca Mb. Con alcune differenze di non poco peso.

In quel caso si trattava di 1.500 correntisti con alte capacità patrimoniali. Qui si tratta di 22mila persone con giacenze medie al di sotto dei 100mila euro, accrediti degli stipendi, utenze agganciate ai conto, bancomat e carte di credito. Per loro una vera e propria jattura specie in tempi di Imu e altre scadenze fiscali. Ed è forse proprio per questa ragione che i commissari nei giorni scorsi si sono affrettati a rivolgersi alla Banca d'Italia per richiedere l'intervento urgente del Fondo di tutela interbancario. Circostanza che fa ipotizzare una lesta marcia indietro su un provvedimento apparso draconiano, ancorché rivolto alla tutela della par condicio dei creditori.

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