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Questo articolo è stato pubblicato il 06 luglio 2012 alle ore 14:34.
C'è un solo precedente. Quello di Banca Mb. Anche in quel caso, come nel caso di Banca Network investimenti, il commissario straordinario incaricato Bruno Inzitari (vedere articolo a fianco) ha chiuso a doppia mandata i conti dei clienti.
Lo hanno fatto anche Raffaele Lener e Giuseppe Bonsignore, commissari di Banca Network investimenti. Hanno ritenuto necessario ricorrere all'articolo 74 del testo unico bancario che dispone il blocco dei pagamenti in casi di crisi di gravità «eccezionale». Per la verità la legge (vedere riquadrato a fianco) usa il termine «sospensione», e limita il provvedimento a un mese, prorogabile ad altri due. Ma sono comunque tre mesi in cui i depositanti non possono prelevare, ritirare, liquidare alcuna somma di denaro depositata in banca. Sui social forum la questione suscita polemiche urticanti. C'è chi lamenta di aver dovuto ricorrere a prestiti per operazioni chiururgiche. Chi ha necessità di far fronte a spese urgenti.
Chi deve onorare le scadenze fiscali. La casistica è varia. Ma il provvedimento è blindato e non consente deroghe. E se pure trova la sua fonte nel principio della salvaguardia della par condicio dei creditori, il dubbio che sorge automatico è che vada a ledere i diritti fondamentali di quel risparmio che costituisce, nei fatti, la spina dorsale del «sistema» che Banca d'Italia si proclama impegnata a salvaguardare.
Banca Network investimenti, la cui rete da 334 promotori finanziari, è stata acquisita nei giorni scorsi dalla Consultinvest di Maurizio Vitolo, è una banca retail con 22mila conti quasi tutti al di sotto dei 100mila euro di giacenza. La banca ha una storia aziendale accidentata e tortuosa. È il risultato di una successione di fusioni e acquisizioni avvenute forse troppo rapidamente per essere appieno metabolizzate.
Nasce come AreaBanca, fondata nell'autunno 1989 dagli ex Mediolanum-Programma Italia Federico Tralli e Gianfranco Bertoli. Passa tra le mani di Gianpiero Fiorani, che la fonde, con la Agos, in Bipielle Network. Trova il suo assetto definitivo con l'arrivo dei nuovi azionisti Aviva, Banco Popolare e Sopaf che, di fatto ne detiene la maggioranza. A presiederla viene chiamato un banchiere di esperienza come Angelo Testori, ex Antonveneta, più versato nella gestione di banche tradizionali che di reti di promotori. Non fatica ad accorgersi di alcuni snodi cruciali. Uno dei quali viene individuato nel pesante contenzioso in atto (a tutt'oggi vede accantonati 16 milioni). Eredità pesante dell'operatività iniziata nel 2000 con la cessione ai clienti di titoli come Viatel ma anche di strumenti strutturati ancorati a bond emessi dalla Lehman Brothers.
Ma è soprattutto nel reclutamento dei promotori, alla cui guida viene posto l'ex Axa Marco Sturmann insieme a Carmine Aquaviva (un reduce dalla Bipop Carire) che si nota uno squilibrio di rilievo. I promotori vengono reclutati con provvigioni molto elevate, tipiche di periodi di un mercato che marcia ad alti regimi. Il punto è che in quella fase i mercati languivano e con essi, la raccolta. A mettere il timbro su una situazione di conclamata patologia arriva Banca d'Italia. E non ci arriva ieri, ma con un'ispezione alla fine del 2008. La stessa Banca d'Italia che ha nei giorni scorsi concesso di commissari a fare ricorso al fondo interbancario di tutela degli investimenti.
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