Sono 51.645 euro. Non una cifra astronomica. Ma è la prima volta che tra un cliente e una banca si firma una transazione per il rimborso integrale di un investimento che aveva come sottostanti titoli dell'emittente Lehman Brothers, la banca statunitense finita in chapter 11 il 15 settembre del 2008. Nella fattispecie il rapporto era tra un singolo cliente e Banca network per la sottoscrizione di una polizza Index Linked emessa dalla Commercial Union (oggi Aviva Previdenza).

Era un contratto a premio unico per una polizza battezzata Net Index Multi Fund. Dopo il crollo della banca d'investimento americana anche gli strumenti finanziari collegati alla Lehman finirono per subire dei pesanti contraccolpi. La decisione del cliente di Banca Network fu quella di citare in giudizio la banca. Scopo: ottenere la dichiarazione di nullità o l'annullamento del contratto di acquisto o l'inadempimento contrattuale.

Durante l'udienza di fronte al Tribunale civile di Napoli la banca arrivava alla decisione di raggiungere una transazione con il cliente versandogli "per mera correttezza commerciale e "senza che ciò costituisca alcun riconoscimento di responsabilità" l'intero importo. In cambio, il cliente avrebbe ceduto la polizza alla Banca, e con il denaro ricevuto a sottoscrivere un'altra polizza, sempre con Aviva, questa volta battezzata Previdenza recovery 2: una sorta di "switch" attraverso cui la società accetta di accollarsi le perdite e, nello stesso momento, accende una nuova polizza con il cliente.

Da una lite, dunque, un nuovo rapporto commerciale che salva l'onore (e le provvigioni). Soddisfatto Angelo Castelli di Formia, il legale del cliente, che ha un track record di vittorie degno di un Tiger Woods del foro (150 cause vinte e 45 milioni recuperati). «Tre sono le opzioni legali –consiglia– insinuarsi al passivo (come creditori chirografari), citare in giudizio le agenzie di rating, oppure le banche. e personalmente sono suggerisco la terza opzione».
(St.E.)

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