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Questo articolo è stato pubblicato il 08 luglio 2012 alle ore 15:31.

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La roadmap per il salvataggio del sistema bancario spagnolo è ormai tracciata. La domanda da porsi piuttosto è se anche questa massiccia iniezione di denaro, con i 100 miliardi messi a disposizione, basterà ad archiviare le apprensioni non solo sul breve termine che attanagliano mercati e Governo di Madrid. Sui numeri in campo e sulle banche che più necessitano di fondi il quadro sembra ormai più che chiaro. Secondo lo stress test effettuato dagli auditor indipendenti Oliver Wyman e Roland Berger, e riportati in uno studio di Bank of America/Merril Lynch sul settore del credito della penisola iberica, il fabbisogno totale è di 60 miliardi di euro. Di questi ben 15,3 miliardi saranno appannaggio della sola Bankia. Ma è tutto l'universo delle casse di risparmio e delle banche regionali a mostrare deficit di patrimonio che andranno colmati.

A Caixabank/Civca servirebbero 3,5 miliardi; NGb e CC insieme hanno un buco patrimoniale di 16 miliardi. E poi ci sono le varie Ibercaja (3,66 miliardi); Liberbank (2,9 miliardi) Unicaja (2,5 miliardi) e i 4,44 miliardi per ricapitalizzare Bmn. Anche la quotata Banco Popular dovrà immettere nelle sue esangui casse almeno 5 miliardi.

L'elenco vede escluse di fatto solo i due grandi colossi iberici, il Santander e il Bbva. Segno eloquente che la crisi è davvero tutta domestica, dato che le difficoltà sul fronte casalingo che pur esistono anche per i due big di Madrid sono compensate dall'esposizione (positiva) fuori dai confini, in particolare per entrambe in America Latina.

E questa constatazione la dice lunga sulla natura della crisi bancaria di Madrid. Troppi denari prestati a pioggia all'unico vero settore produttivo del Paese, quello delle costruzioni. Il miracolo spagnolo di fine anni 90 e primi anni Duemila era tutto derivante dal mattone. Da quella corsa dei ladrillos a costruire case, alberghi, infrastrutture. Tutto a leva e tutto con soldi a prestito. Lo scoppio della bolla immobiliare ha scoperchiato un gioco pericoloso e fin troppo facile. Quei prestiti con i prezzi a cadere a piombo e la massa di residenze invendute si sono trasformati in perdite per le banche. Gran parte degli analisti continua a supporre che almeno la metà dei 300 miliardi dati ai costruttori immobiliari diventeranno perdite secche per il settore del credito. A questi 160 miliardi andranno ad aggiungersi con ogni probabilità circa 90 miliardi di sofferenze legate a mutui, credito al consumo e prestiti alle imprese. Cifra approssimata per difetto con la recessione che morde e la disoccupazione alle stelle. Il miracolo spagnolo era in realtà un castello di sabbia tutto costruito sul debito e crollato alla prima avversità. Ma è la cura a base di tagli e di rientro dal deficit a rischiare di inanellare crisi su crisi. Il caso greco ha insegnato che le cure troppo drastiche fatte solo di rigore approfondiscono le recessioni. L'ultima cosa di cui ha bisogno un sistema bancario malandato e zoppicante come quello di Madrid. E in cui il piano-salvezza della Ue rischia di non essere sufficiente sul medio termine.

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