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Questo articolo è stato pubblicato il 16 luglio 2012 alle ore 08:40.

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Sarà che i numeri sono cinque volte superiori a quelli italiani. Sarà che la lingua offre un mercato potenziale di oltre 2 miliardi di persone. Sarà anche per una maggiore cultura economico-finanziaria, che rappresenta un elemento fondante degli Stati Uniti.

Fatto sta che lo sviluppo su Internet della consulenza finanziara negli Usa è difficilmente paragonabile all'esperienza italiana. Molte le ragioni: le differenti norme sul segreto bancario, innanzitutto, ma ancor di più la frammentazione dei sistemi informatici delle banche italiane, mentre negli Usa le piattaforme sono integrabili, mettendo a fattor comune le informazioni sul proprio denaro.

Uno sviluppo che anche negli Usa ha risentito della ciclicità delle Borse (dalla bolla hi-tech iniziata 15 anni fa fino alla crisi subprime), ma che mostra una vivacità imparagonabile a quella del BelPaese. Tanto da abbracciare il concetto di consulenza sotto molte declinazioni: ci sono i consigli di acquisto o di vendita sui singoli titoli quotati, che si scambiano ogni giorno con un tweet migliaia di follower di StockTwits, per esempio; poi c'è il confronto tra opinioni, strategie e tattiche di investimento di Seeking Alpha (che recita nel claim sul web: Read, Decide, Invest, ossia leggi, decidi, investi). Fino alla pianificazione guidata della finanza familiare di tool come Quicken Online, versione semplificata del software prodotto da Intuit. Non mancano anche casi di acquisizione tra attori del settore: nel 2008 Expensr è stato rilevato dal rivale MyStrand per generare MoneyStrands. Il fenomeno più rilevante degli ultimi anni arriva dai veri e propri financial social network come Wesabe, in cui si possono proporre un'infinità di gruppi di discussione. Fino ai siti di financial health come Networthiq, che mette a confronto la posizione dei risparmiatori suddivisi per età, lavoro, reddito, istruzione, residenza: in modo da confrontare le scelte di portafoglio di ciascuno e magari copiarle.

Perché guardare l'erba del vicino e far andare la chiacchiera – anche e soprattutto sul web – mantiene un fascino irresistibile. In Italia le ultime indagini danno in declino il passaparola per le scelte finanziarie. E finora da noi siti come Facebook hanno ospitato limitati scambi di opinioni; mentre su Twitter essere follower di alcuni maitre à penser della finanza, in italiano ma soprattutto in inglese, è un must.

Complici le lunghe distanze e la predisposizione a trasferirsi per lavoro da uno Stato all'altro, gli americani hanno preso a utilizzare internet per mantenere i contatti con il proprio consulente finanziario. Basti pensare alle centinaia di migliaia di militari impegnati in missioni in giro per il mondo: tenere d'occhio il proprio denaro nei lunghi mesi di lontananza da casa è fondamentale. Basta una connessione Internet ed è possibile considerare se – per esempio – aderire o no all'Ipo di Facebook. E magari, grazie al proprio advisor, bussare a Morgan Stanley per ottenere il risarcimento.

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