Citigroup ha sorpreso Wall Street con profitti superiori alle previsioni, trainati oltretutto dal buon andamento del business dell'underwriting e delle fusioni e acquisizioni negli Stati Uniti. L'utile del secondo trimestre è sceso, come anticipato, ma "solo" del 12% a 2,95 miliardi di dollari; il fatturato è calato del 7% a 18,8 miliardi, ma sono calati anche i costi, del 6%, testimonianza del successo della ristrutturazione avviata dall'amministratore delegato Vikram Pandit. La Borsa ha espresso la sua soddisfazione spingendo immediatamente i titoli Citigroup al rialzo dell'1,4%.

Gli strascichi della crisi finanziaria pesano ancora sui bilanci della terza banca americana, ma la Citigroup ha potuto abbassare di 984 miliardi le riserve accantonate a fronte di possibili perdite. La banca ha dovuto però assorbire una perdita di 424 milioni di dollari dalla vendita di una quota del 10% nella banca turca Akbank TAS.

Benché la strategia di rilancio di Citigroup fosse imperniata sull'espansione all'estero oltre che sulla riduzione dei costi, nel corso dello scorso trimestre il rafforzamento del dollaro ha compensato l'incremento dei profitti provenienti dall'Asia e dall'Europa. In paragone quindi sono state le attività americane a offrire la migliore performance. In particolare il segmento dei mutui immobiliari, la cui crisi aveva originariamente innescato lo scoppio della crisi finanziaria ne 2008. Il settore è oggi in espansione grazie ai bassi tassi di interesse e alle agevolazioni offerte dal governo per aiutare i proprietari di immobili a rischio di pignoramento.

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