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Questo articolo è stato pubblicato il 16 luglio 2012 alle ore 06:40.

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Economia mondiale in ulteriore rallentamento nella seconda parte dell'anno, con un aumento delle probabilità che l'intera Eurozona cada in una profonda recessione nonostante la resilienza mostrata finora dai Paesi più virtuosi. Ha un tono molto preoccupato l'outlook per il secondo semestre 2012 di Philippe Uzan, chief investment officer di Edmond de Rothschild Asset Management (Edram), che «Il Sole 24 Ore del Lunedì» è in grado di presentare in esclusiva.
Non è un punto di vista isolato. Man mano che i giorni passano, il partito dei preoccupati acquista nuovi consensi. I timori per la possibilità di un ulteriore avvitamento si stanno diffondendo anche tra osservatori del calibro e dell'autorevolezza del governatore Bce Mario Draghi e di Christine Lagarde. Il direttore del Fondo monetario internazionale ha manifestato preoccupazioni per l'effetto-contagio: «La crisi non coinvolge più solo l'Europa, ma anche gli Usa e Paesi emergenti come Brasile, Cina e India. La Ue ha fatto progressi, ma serve fare di più».
C'è però anche spazio per aspetti meno negativi, che l'analisi di Edram riassume in una diminuzione dei fattori irrazionali. Inoltre la maggior parte delle asset class ha concluso la prima metà del 2012 in territorio positivo: «A differenza della seconda metà del 2011 - spiega Philippe Uzan - torna a farsi sentire la differenziazione. I corporate bond hanno ottenuto risultati particolarmente buoni e i mercati azionari di Paesi con economie in crescita, come Stati Uniti e Germania, sono saliti in misura abbastanza significativa». Di conseguenza, il focus del gestore nei prossimi mesi continuerà a concentrarsi su temi selezionati: «Per quanto riguarda i bond - conclude Uzan - preferiamo un cocktail di debiti emergenti, high yield, strumenti convertibili e monetari. Per l'equity, raccomandiamo un sovrappeso negli Stati Uniti e nei Paesi emergenti e scegliamo le società con esposizione minima alle economie interne».
Ma fino a che punto gli operatori considerano probabile una brusca frenata nei prossimi mesi? Prendendo spunto da alcuni aspetti critici nella dinamica macroeconomica, Banca Intermobiliare di investimenti e gestioni (Bim) ridimensiona gli accenni di ripresa dei mercati delle settimane scorse. Archiviati i "rally di sollievo" successivi ai vertici d'Europa, ci si rende conto che le decisioni politiche non sono bastate a sciogliere i nodi. Questo lascia immutata la prospettiva di una recessione almeno per il terzo trimestre.
Tuttavia gli effetti sugli investimenti in alcuni casi potrebbero essere implementativi: «Il mix di interventi europei - conclude infatti l'analisi di Bim - dovrebbe continuare a favorire principalmente gli asset più esposti alla crisi dei debiti sovrani e che quindi erano stati maggiormente penalizzati tra maggio e giugno, come l'equity, i titoli di Stato dei Paesi periferici, i bond corporate bancari senior e le valute dei Paesi emergenti».
Paradossalmente, nel mondo degli investimenti troppa consapevolezza può essere dannosa tanto quanto la poca consapevolezza. «È così facile essere ossessionati dalla crisi dell'euro - riflette Richard Pease, co-gestore del fondo Henderson Horizon European Growth - che si dimentica l'esistenza di aziende globali attualmente in crescita proprio in Europa». Le occasioni da cogliere dunque non mancano. «Come molti investitori - riprende Pease - sono deluso dalla politica europea e dalle incertezze che gravano sulle prospettive dell'euro. Tuttavia credo nel futuro dei titoli di nicchia. Bisogna smettere di seguire il flusso frenetico delle notizie e cominciare a investire senza tentare la strada del day-trading. Quando si compra in un buon settore, il tempo che passa è per definizione amico dell'investitore».
twitter@GuidoPlutino
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