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Questo articolo è stato pubblicato il 17 luglio 2012 alle ore 08:02.
BRUXELLES - La partecipazione o meno dei creditori privilegiati nella soluzione delle crisi bancarie in Europa è ormai argomento sul tappeto. Ieri la Commissione europea ha smentito che questa possibilità possa essere utilizzata nel pacchetto di salvataggio spagnolo in dirittura d'arrivo. Nel contempo però la difficilissima situazione finanziaria dei Paesi membri sta costringendo i governi a valutare un'opzione che consentirebbe loro di limitare i costi per i contribuenti.
La bozza di protocollo d'intesa «non prevede la partecipazione dei creditori privilegiati» (senior bondholders) nella soluzione di una crisi bancaria, ha affermato ieri qui a Bruxelles Simon O'Connor, il portavoce del commissario agli affari monetari Olli Rehn. Nel memorandum, che ha ottenuto il 9 luglio l'accordo politico dell'Eurogruppo è prevista la partecipazione a una ristrutturazione bancaria solo degli azionisti privilegiati e dei detentori di debito subordinato.
Ieri pomeriggio si è tenuta una riunione dei direttori dei Tesori della zona euro. La discussione non avrebbe comportato grandi cambiamenti al protocollo d'intesa che dovrebbe a questo punto essere approvato dai ministri in una riunione venerdì. La presa di posizione di O'Connor è giunta dopo che ieri il Wall Street Journal ha rivelato che la Banca centrale europea sarebbe a favore di un contributo dei creditori privilegiati a una eventuale risoluzione di una banca.
La Bce non ha voluto commentare, ma alcuni diplomatici hanno confermato l'opinione espressa da Mario Draghi, il presidente dell'istituto monetario in occasione dell'Eurogruppo della settimana scorsa. A tutta prima sembrerebbe per la Bce un cambio di atteggiamento. Durante la crisi irlandese, la banca centrale si era infatti opposta all'idea che creditori privilegiati potessero partecipare ai costi di una crisi bancaria. In realtà la situazione è più complessa.
L'istituto monetario è d'accordo per un coinvolgimento dei senior bondholders nel caso di una risoluzione, non di una liquidazione. La risoluzione, a differenza di una liquidazione, prevede la sopravvivenza dell'istituto attraverso varie operazioni tra cui la nascita di una banca-ponte. La posizione della Bce è in linea con un testo legislativo della Commissione e che prevede proprio il bail-in, ossia la partecipazione degli obbligazionisti privilegiati in una risoluzione bancaria.
La proposta dell'esecutivo comunitario stabilisce che questa novità non può essere introdotta dall'oggi al domani ma solo gradualmente, entro il 2018. Al di là della scelta specifica nel caso spagnolo, il dibattito di questi giorni è la conferma di come la crisi debitoria stia cambiando le priorità. Finora l'obiettivo era di preservare la stabilità finanziaria (ed evitare quindi il contributo dei senior bondholders). In futuro, limitare i costi per i contribuenti rischia di diventare sempre più importante.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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