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Questo articolo è stato pubblicato il 17 luglio 2012 alle ore 06:43.
Gavio e Salini si affrontano in assemblea all'ultimo voto per avere il controllo di Impregilo. L'assise dovrà decidere se revocare o meno l'attuale Cda e il gruppo del costruttore romano appare in vantaggio, anche se per una manciata di voti. Tanto che non sembrano impossibili sorprese dell'ultimo istante.
Oggi potranno partecipare all'assemblea, solo i soci che giovedì scorso hanno depositato l'81% del capitale sociale del general contractor. Salini, se si guardano i soli numeri, pare in leggero vantaggio.
Beniamino Gavio può contare sui voti della sua Igli (29,96%), di Veneto Banca (1,98%), di Mediobanca (1,93%), di Banca Carige (1%), di Condotte d'Acqua (0,81%), più le deleghe raccolte (0,37%) e il voto di alcuni investitori istituzionali: si avvicinerebbe al 40% del capitale di Impregilo.
Pietro Salini, oltre al 29,95% comprato sul mercato, può invece contare sull'1,98% delle deleghe raccolte e, forse, sull'8,5% del fondo Amber: quindi tra il 40% e il 41% del capitale e potrebbe vincere per una manciata di voti.
Proprio sul ruolo dell'hedge fund, fondamentale, c'è in corso una querelle: Igli ha presentato un esposto in Consob contro un'azione di concerto Salini-Amber. All'accusa ha risposto Salini durante l'assemblea del proprio gruppo, che ha approvato all'unanimità il bilancio 2011 : «I nostri rapporti con Amber – ha spiegato – sono di soci nella stessa società, cioè Impregilo». E fonti vicine all'investitore anglosassone, ieri, hanno precisato che nell'ultima assemblea del 12 luglio il voto non è stato a favore di Salini, ma bensì solo contrario al rinvio chiesto da Gavio per posporre l'assise al 3 settembre.
All'assemblea si arriva in un clima infuocato e sembra certo che, chiunque vincerà, avrà difficoltà a governare un'azienda in questa situazione, se non si arriverà ad un accordo. C'è poi il nodo legale. Il Tribunale di Milano ieri ha accolto l'istanza presentata da Salini, e ha emesso un decreto che ordina a Impregilo e al soggetto che sarà chiamato oggi a presiedere i lavori assembleari, di ammettere - su tutti i temi all'ordine del giorno - le azioni apportate alla sollecitazione di deleghe di voto.
Dunque il giudice Alessandra Dal Moro ha deciso che l'esclusione delle deleghe raccolte attraverso pubblica sollecitazione (decisa dal presidente Fabrizio Palenzona nell'assemblea del 12 luglio scorso)fosse non legittima e ha obbligato il Cda di Impregilo a tenere oggi in considerazione le deleghe.
Alla scorsa assise, infatti, al momento di votare su un rinvio, il presidente Palenzona, sentiti gli avvocati della società, aveva escluso dal voto le azioni raccolte con le proxy da Gavio (il 0,37%) e da Salini (l'1,98%).
Proprio Palenzona, appreso del provvedimento del Tribunale, ha spiegato che «naturalmente vi si atterrà e, comunque, mai ha pensato di non ammettere le deleghe oggetto di sollecitazione all'assemblea» di oggi. Palenzona «valuterà le iniziative volte a far accertare la legittimità del suo operato e si rammarica che Impregilo non abbia potuto adeguatamente difendersi» davanti al Tribunale che ha deciso senza che sia stata ascoltata l'altra parte. Sul tema lo stesso tribunale ha rinviato l'esame e la decisione sulla legittimità delle deleghe ad una udienza del 22 agosto.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I NUMERI DELLA CONTESA SUL FIL DI LANA
41%
I possibili voti di Salini
Nell'assemblea di oggi il gruppo del costruttore romano potrebbe avere a favore il 29,95% comprato sul mercato, l'1,98% delle deleghe raccolte e, forse, l'8,5% del fondo Amber. Più altri voti di soci minori. Secondo i calcoli pre-assemblea, dovrebbe essere tra il 40% e il 41%.
40%
Lo schieramento Gavio
I voti, che potrebbe raccogliere l'imprenditore di Tortona, si dovrebbero avvicinare al 40%. Gavio può contare sulla sua quota (29,96%), su quelle di Veneto Banca, Mediobanca e Carige (insieme il 4,91%), sui voti di Condotte d'Acqua più le deleghe e soci minori.
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