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Questo articolo è stato pubblicato il 24 luglio 2012 alle ore 06:42.

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«Se non smussiamo l'arbitraggio regolamentare nelle valutazioni relative delle banche europee, non arriveremo mai a un'unione bancaria». Antonio Guglielmi, responsabile research and european banking team di Mediobanca Securities, è convinto che le banche italiane in questo momento siano penalizzate dai criteri disomogenei che vengono applicati dalle diverse authority locali sia in termini di tempo di implementazione di Basilea Tre sia di criteri di calcolo di patrimonio a rischio e di capital allocation. Questo fa sì che le banche italiane siano doppiamente penalizzate: da una parte scontano l'effetto Paese negativo e dall'altra i più stringenti criteri di attuazione di Basilea Tre.
«Paesi che possono beneficiare di costi di finanziamento più vantaggiosi, hanno in questo momento sistemi bancari che possono permettersi tempi e condizioni di rispetto di Basilea Tre più larghi» spiega Guglielmi, che aggiunge: «Al momento, quindi, gli arbitraggi regolamentari sono a favore degli istituti del Nord Europa».
Una delle divergenze è, ad esempio, nel calcolo dell'attivo ponderato per rischio. Alcuni Paesi sono più generosi di altri, ma a questo sta già lavorando l'Autorità bancaria europea (Eba), che sta valutando diverse soluzioni fra le quali quella di imporre un floor nella migrazione all'Irb. «Se si vuole che il mercato creda all'unione bancaria europea - spiega Guglielmi - è necessario che alcuni Paesi, come la Germania, obblighino i propri istituti di credito agli aumenti di capitale necessari, come hanno già fatto gli istituti italiani. Altrimenti non è credibile che si sta andando verso un'unità».
Resta il fatto che, nonostante gli aumenti di capitale cui sono ricorse le banche italiane nell'ultimo anno, l'effetto positivo delle ricapitalizzazioni sia stato più che controbilanciato dall'effetto negativo dello spread. «Le banche italiane - sottolinea Guglielmi - hanno un enorme problema di debito pubblico. Al netto del quale, però, tutti i confronti ci dicono che hanno poco da temere in uno scenario di convergenza europea». A partire dalla questione liquidità: perché se è vero che l'approvvigionamento per gli istituti di credito italiani è più costoso, è altrettanto vero che le banche italiane risultano già in linea con i nuovi criteri di liquidità di Basilea 3 grazie alla loro ricchezza di depositi e bassa leva dell'attivo, spiega Guglielmi che dopo aver esposto le sue tesi ad una platea di esperti, ieri sera nell'ambito di Finanza in Piazza, a Polignano a Mare (BA), ha reso comprensibile il tema anche a una platea di turisti meno esperti.
Dall'analisi Mediobanca emerge, quindi, come il sistema bancario italiano non veda riflessi i propri fondamentali nelle valutazioni di mercato a causa della penalizzazione del fattore sistema Paese che ha vanificato anche gli sforzi di ricapitalizzazione degli istituti.
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