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Questo articolo è stato pubblicato il 26 luglio 2012 alle ore 13:47.

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Giro d'incontri a Brasilia per il presidente esecutivo di Telecom Italia, Franco Bernabè, accompagnato da Andrea Mangoni, il direttore finanziario del gruppo momentaneamente distaccato a Rio in attesa dell'arrivo di un nuovo amministratore delegato per Tim Brasil. Missione: sbloccare in tempi rapidi il veto dell'Anatel a raccogliere nuovi clienti in 19 Stati su 27 del Paese sudamericano. Martedì Mangoni aveva già presentato all'Authority delle tlc 800 pagine di documentazione, dove il gruppo si impegnava a spostare risorse dalla parte commerciale agli interventi per migliorare la qualità del servizio, raddoppiando gli investimenti di questo tipo dai 200 milioni di reais previsti per quest'anno a oltre 400. Sempre però nel piano che prevede 9 miliardi di reais di investimenti nel triennio, senza stanziamenti aggiuntivi. Ieri il vertice di Telecom ha incontrato il segretario generale della Presidenza del Brasile, Gilberto Carvalho, e il ministro delle tlc Paulo Bernardo. Oggi l'agenda prevede gli incontri con il presidente Anatel, Joao Rezende, e con il vice-presidente Jarbas Valente e in parallelo una riunione "tecnica" con Tim. L'aspettativa è che la questione si risolva in tempi brevi.

Intanto, su esposto di due concorrenti – Vodafone e Fastweb – la Commissione europea ha avviato un'indagine per valutare la compatibilità con la normativa Ue in materia di aiuti di Stato della joint venture tra la Provincia di Trento e Telecom, che prevede la costruzione di un'infrastruttura in fibra ottica, e che non era stata notificata a Bruxelles. Secondo i principi europei gli aiuti di Stato sono consentiti quando sono effettuati a condizioni che un investitore privato operante in condizioni di mercato accetterebbe. La Ue potrebbe concludere che il principio è stato rispettato – come ha fatto per un progetto analogo ad Amsterdam e un altro centinaio di iniziative pubblico-privato in tutta Europa – oppure no, nel qual caso dovrebbe valutare se l'aiuto persegue un interesse comune senza falsare la concorrenza. Ma se l'accordo fosse bocciato, questo costituirebbe probabilmente un precedente negativo anche per le ipotesi di scorporo della rete con l'intervento della Cdp. L'accordo trentino, nato "aperto", si è tradotto nella costituzione di una società partecipata al 52,2% partner pubblico, che ha versato 50 milioni, mentre Telecom, che ha conferito un diritto d'uso ventennale su infrastrutture passive, detiene una quota del 41,1%. Gli altri soci sono Mc Link (1,6%) e la Finanziaria trentina (5,2%). Lo scopo è quello di collegare in fibra ottica il 60% delle abitazioni utilizzando le dorsali già realizzate dalla Provincia. Gli asset realizzati potranno in futuro essere rilevati da Telecom.

Da segnalare infine che Telefonica, azionista di Telecom tramite Telco, ha deciso di non pagare il dividendo per quest'anno, ha annullato il programma di buy-back e tagliato le stime sui ricavi 2012, dopo il calo del 34% negli utili semestrali. (A.Ol.)

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