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Questo articolo è stato pubblicato il 27 luglio 2012 alle ore 06:42.

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L'auto europea si conferma un business a due velocità, con i tedeschi a macinare utili (tranne Opel) e gli altri a contare le perdite; dopo il rosso di Peugeot e i profitti – sia pure in calo – di Mercedes, lo conferma l'aumento di fatturato e redditività annunciato da Volkswagen. Proprio il colosso tedesco è finito ieri nel mirino di Sergio Marchionne, numero uno di Fiat e Chrysler: parlando all'«International Herald Tribune» l'ha accusata di condurre una guerra commerciale che provoca «un bagno di sangue sui prezzi e sui margini».
Che fra Marchionne e Volkswagen non corra buon sangue è noto, almeno fin dai tempi in cui i tedeschi ironizzavano sulla capacità di Fiat di gestire il marchio Alfa Romeo. Ma il discorso del manager italo-canadese è più ampio: «L'industria automobilistica europea è in una crisi che non ha precedenti» ha detto, rilanciando l'appello alla Commissione europea che «dovrebbe coordinare una razionalizzazione del settore». Già in passato Marchionne aveva chiesto una sorta di riduzione concordata della capacità, e ora sostiene che «quelli che davvero non si sono mossi in questo senso sono i francesi e i tedeschi, che non hanno ridotto minimamente la capacità».
Per Fiat intanto si complicherebbe – secondo la stampa locale – lo sbarco in Russia, dove è prevista l'apertura di uno stabilimento a San Pietroburgo: Sberbank nicchierebbe di fronte alla richiesta di finanziare l'intero progetto in cambio di know how, e il Lingotto non avrebbe ancora presentato il business plan al ministero del Commercio.
Ieri Volkswagen ha annunciato un aumento di vendite e utili nel primo semestre 2012: il semestre a fine giugno ha visto una crescita del 22% delle vendite a 95,4 miliardi (dai 77,8 dello stesso periodo 2011); l'utile operativo di gruppo è salito del 6,7% a 6,5 miliardi (con un margine calato al 6,8% dal 7,8% del 2011). Il risultato netto raggiunge gli 8,8 miliardi (+36%). Le vendite sono aumentate del 10,3% a 4,6 milioni di unità. Il risultato netto comprende 1,8 miliardi di utili dalle joint venture cinesi (1,2 nel 2011). La crescita è però rallentata nel secondo trimestre: +3,4% per gli utili (+10% nei primi tre mesi), +19% per i ricavi rispetto a +26%. Wolfsburg conferma le previsioni per il 2012: aumento dei ricavi e utile operativo stabile rispetto agli 11,3 miliardi del 2011.
Con una liquidità netta dell'auto a quasi 15 miliardi (sia pure in calo da dicembre), Volkswagen ha deciso di sferrare un attacco ai concorrenti? Secondo il professor Ferdinand Dudenhoeffer del Center for Automotive Research dell'Università di Duisburg-Essen – uno dei maggiori esperti del mercato tedesco – «in Germania è proprio Fiat, insieme a Opel, a praticare gli sconti più elevati. I ribassi sulla Punto possono arrivare al 31%; Opel offre fino al 31% sulla Corsa e il 35% su un modello relativamente nuovo come l'Astra. Volkswagen è diventata molto più aggressiva di recente, ma è una reazione alla politica dei concorrenti».
Gli sconti medi hanno raggiunto negli ultimi mesi in Germania livelli record, e anche le vetture "a chilometri zero" sono cresciute fino a sfiorare il 30% delle immatricolazioni. La diagnosi di Dudenhoeffer è preoccupante: dopo un primo semestre al livello del 2011, «anche il mercato tedesco sta per entrare in recessione». Brutta notizia per Vw e soci ma anche per le rivali straniere. Non va dimenticata la pressione coreana, cresciuta con l'accordo di libero scambio firmato nel 2011; il gruppo Hyundai/Kia ha aumentato le vendite in Europa anche nel primo semestre e proprio ieri Hyundai ha annunciato un utile trimestrale in forte crescita.
La situazione potrà migliorare solo con la ripresa delle economie europee, che nessuno per ora si azzarda a prevedere. Se non arrivasse in tempi brevi, saranno inevitabili tagli alla capacità produttiva: Peugeot ha annunciato la chiusura della fabbrica di Aulnay, Opel ha rinviato quella di Bochum al 2016, Marchionne ha evocato misure simili in Italia. Difficilmente la soluzione arriverà dalla politica: a differenza del 2009, quando i Governi europei introdussero incentivi per sostenere il mercato, ora le casse sono vuote. Lo dimostra il piano tutto sommato di basso profilo presentato nei giorni scorsi da Parigi per sostenere Peugeot e Renault.
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