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Questo articolo è stato pubblicato il 27 luglio 2012 alle ore 06:42.

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NEW YORK
Facebook si è presentata all'appuntamento della prima trimestrale dal suo controverso sbarco in Borsa su un ottovolante da brivido: dopo aver chiuso ieri sera la sessione con un crollo dell'8,5% delle sue azioni (legato a un vero e proprio crack borsistico di Zynga riflessosi sul comparto Internet), nel dopo mercato è rimbalzata di oltre il 6% e poi precipitata del 10% a nuovi minimi assoluti, dopo aver comunicato ricavi leggermente superiori alle attese per 1,18 miliardi di dollari, in aumento del 32%. I proventi pubblicitari sono saliti del 28% a 992 milioni e rappresentano l'84% del totale. I profitti appaiono in linea con le aspettative ma evidentemente lgi inevstitori si attendevano segnali pià forti: un guadagno di 12 centesimi per azione, che però diventa una perdita di 157 milioni di dollari (8 cents per titolo) includendo gli oneri per "stock compensation". Il numero di utenti è salito del 29% in un anno a 955 milioni.
Da Facebook il mercato si aspettava mediamente un aumento delle entrate del 28% a 1,15 miliardi di dollari, e utili per azione di 12 centesimi. E i risultati erano attesi con particolare trepidazione perché la sua colossale e deludente Initial public offering, avvenuta in maggio, brucia ancora: le polemiche su una sopravvalutazione della società e le paralisi tecnologiche del Nasdaq hanno provocato perdite tra molti investitori tuttora da risarcire. Né sono svaniti i dubbi sull'intero modello di business: il re dei social network creato otto anni or sono dal 28enne Mark Zuckerberg vanta oggi oltre 900 milioni di utenti al mondo, ma deve dimostrare oggi più di prima di saper trasformare questo esercito in risultati finanziari in rapida crescita, in raccolta pubblicitaria e non solo.
Il nervosismo ieri ha assediato tutta l'ultima generazione di società Internet. Il titolo Facebook è stato sotto pressione per l'intera seduta, nel timore di nuove sorprese negative in agguato: ha ceduto l'8,5%, a quota 26,845 dollari, oltre 11 dollari sotto il prezzo di collocamento. La capitalizzazione di mercato regge attorno a 65 miliardi – e la società vale 70 volte gli utili previsti nel 2012 - ma è lontana dai cento miliardi dei giorni del debutto.
Complice è stata la drammatica disfatta in Borsa d'un altro protagonista del Web reduce da Ipo: Zynga. Il colosso dei videogiochi è legato a doppio filo al social network, dove la maggior parte dei suoi prodotti viene utilizzata. E il suo titolo è stato travolto, crollando di quasi il 40 per cento. A poco più di 3 dollari, le azioni hanno perso i due terzi dallo sbarco in Borsa di dicembre. Questo dopo che la società, mercoledì sera, aveva reso note perdite nel secondo trimestre e prospettive ridimensionate, vittima di ritardi nell'innovazione e dei cambiamenti nell'utenza e nelle specifiche di Facebook. I giochi di Zynga, da FarmVille a CityVille, a loro volta rappresentano un decimo delle entrate del social network.
«È stato un disastro – ha commentato Arvind Bhatiam di Sterne Agee – Zynga non può generare fiducia nel settore dei social media e per Wall Street è un nuovo occhio nero», ha aggiunto Joe Saluzzi di Themis Trading. Wall Street, questa volta, ha però quantomeno preso senza indugi nota del colpo: una pioggia di declassamenti si è abbattuta su Zynga, da Citigroup a Lazard. E durante la “conference call” sul bilancio all'amministratore delegato Mark Pincus un analista ha rinfacciato apertamente la recente vendita di un pacchetto di titoli dell'azienda, avvenuta quando le quotazioni erano a 12 dollari.
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