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Questo articolo è stato pubblicato il 03 agosto 2012 alle ore 17:33.

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Ci risiamo. Il trading ad alta frequenza torna ad agitare i mercati (come se non ce fosse bisogno). Mercoledì 140 società di Wall Street hanno vissuto 45 minuti di panico. Nel mirino ancora una volta l'high frequency trading, ovvero quelle piattaforme che ricorrono a computer e sofisticati algoritmi per operare in Borsa. Migliaia di ordini eseguiti in pochi frazioni di minuti sulla base di sofisticati algoritmi, scelte di investimento effettuate in 30 nanosecondi capaci di condizionare listini fin troppo sulle montagne russe.

Sostanzialmente sono macchine che decidono automaticamente senza chiedere permesso agli operatori umani. Algoritmi che possono muovere i mercati perché vedono prima degli altri e agiscono di riflesso. Solo nella Borsa di New York la metà circa della trasazioni avviene con software automatizzati. La pratica del flash trading per quanto discussa è però ammessa anche se Le autorità di regolamentazione americane stanno provando a porre qualche paletto. Nel 2010 alcuni analisti hanno contato un migliaio di episodi di mini-flash crash. Impovvisi balzi dei titoli che si consumano in frazioni di secondi. Il numero di micro-aritmie delle Borse è con il tempo diminuito ma il fenomeno non è sparito.

Anche perché questi software possono fornire vantaggi a chi investe come ad esempio osservare prima degli altri per frazioni di secondi oscillazioni sugli ordini e operare di conseguenza. Quando però il mercato è nervoso e volatile queste micro-oscillazioni possono avere conseguenze su più mercati elettronici connessi. In questi contesti il trading superveloce rischia di combinare guai. Mercoledì però non è stata tutta colpa dela matematica. Un centinaio di titoli ha ballato freneticamente con balzi superiori al 10 per cento per un problema tecnico nel software della divisione di market marketing di Knight Capital Group, uno dei big delle piattaforme elettronica high-frequency. La società ha ammesso il disguido ma lo stesso gli è costato caro. Il giorno dopo il titolo è stato puntio con una perdita di ben 440 milioni di dollari, circa un terzo del suo valore. Per la società è un tracollo. Tanto che oggi, secondo l'agenzia Bloomberg che cita fonti vicine alla società, sarebbe già pronto un finanziamento per tenere a galla la società. (l.tre)

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