Alle volte per capire la dinamica degli eventi è importante mettere uno in fila all'altro i fatti. E se, sulla data cruciale del 17 maggio, stando a quanto è noto al momento, molto è già stato detto, poco è emerso rispetto a un'altra tappa fondamentale della vicenda: l'assemblea del 12 giugno di Premafin. In quella sede venne di fatto approvata la ripatrimonializzazione riservata al successivo ingresso di Unipol nel capitale. Insomma scattò il disco verde alla maxi aggregazione tra Fondiaria Sai e Bologna. Quel voto, però, maturò dopo una giornata particolarmente concitata e non priva di colpi di scena. Tanto che alla vigilia dell'assise l'esito della riunione non veniva dato scontato. Ancor più se si considera che nelle ore precedenti la riunione i tre fratelli Ligresti, Paolo, Jonella e Giulia, sembravano aver serrato nuovamente le fila. Secondo quanto appreso, infatti, ci fu un momento in cui i tre fratelli decisero di consegnare tutte le loro deleghe di voto nelle mani di un unico rappresentante: l'avvocato Alessandro Ciccioni. Ossia il consulente che ha seguito Paolo Ligresti nelle ultime vicende. E si sa che Paolo Ligresti è stato fin da subito il più scettico rispetto all'ipotesi Unipol-FonSai, quello che fin dall'inizio ha cercato di esplorare altre strade. Tanto che l'8 giugno, dopo che Consob il 22 maggio aveva fissato come paletti per l'esenzione dall'Opa il fatto di non concedere manleva e benefici monetari ai Ligresti, con un comunicato stampa piuttosto netto, Paolo dichiarò la propria «decisione irrevocabile di non rinunciare agli impegni di manleva, concessi da Ugf con side letter del 29 gennaio 2012» e di non voler «assumere alcun impegno in merito all'esercizio del diritto di recesso». Posizione condivisa anche da Jonella Ligresti. Quello fu il primo segnale che i fratelli in un certo senso si stavano ricompattando. Al punto da affidare nelle mani di un solo avvocato la loro posizione in sede assembleare. Questo però alla fine non avvenne. Qualcosa, prima del 12 giugno deve essere cambiato. A quanto appreso la decisione fu consensuale e maturò in un clima di confronto sereno ma l'esito fu che ogni fratello decise di farsi rappresentare dal proprio avvocato. Scelta, quest'ultima, che instillò il dubbio che Paolo Ligresti potesse disertare l'assise. Il più giovane dei fratelli, non a caso, si presentò in assemblea solo nel tardo pomeriggio e la riunione fu aperta con le sole azioni di Salvatore Ligresti e di Vincent Bolloré depositate. Il voto favorevole, dunque, arrivò solo in extremis. Nel mezzo, la decisione sulle deleghe e il vertice in Banca Leonardo con Alberto Nagel quando il banchiere, stando alla deposizione fatta davanti al pm Orsi, dopo una discussione piuttosto animata si sarebbe impegnato esclusivamente, in quanto parte interessata all'intesa con Unipol, a verificare la possibilità di riconoscere ai Ligresti tutte le promesse non escluse da Consob (manleva e benefici moneteri).
Questa è storia, mentre la realtà di ieri è che Premafin ha anticipato al 18 settembre, in prima convocazione, e al 24 settembre in seconda, l'assemblea per il rinnovo delle cariche del board e del collegio sindacale. La holding ha poi pubblicato i dati del primo semestre chiuso con una perdita netta di gruppo di 16,2 milioni rispetto al rosso di 43,5 milioni lo scorso anno. Il risultato consolidato è invece, positivo per 7 milioni e si confronta con i -64,5 milioni al 30 giugno 2011. Il patrimonio netto consolidato è passato da 1.274,4 milioni al 31 dicembre 2011 a 1.540,3 milioni al 30 giugno 2012.
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