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Questo articolo è stato pubblicato il 07 agosto 2012 alle ore 16:33.
L'ultima modifica è del 07 agosto 2012 alle ore 09:55.

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«Penso che se il governo precedente fosse ancora al potere lo spread sarebbe a 1.200, o qualcosa del genere». Lo dice il premier Mario Monti in un'intervista pubblicata dal Wall Street Journal (due giorni dopo quella al settimanale tedesco Der Spiegel) che ripercorre ampi stralci di un'intervista del mese scorso. «Non voglio essere amato, voglio che il governo sia credibile e rispettato», spiega sottolineando che la sua popolarità in nove mesi di governo è scesa dal 72% al 40%. Il premier indica che gli piacerebbe «cambiare la mentalità degli italiani. Questo non vuol dire che voglio sostituire la mentalità degli italiani con quella tedesca ma ci sono alcuni aspetti dell'atteggiamento italiano, ad esempio la solidarietà spinta a livello della collusione, che sono alla base di questioni come l'evasione fiscale che il mio governo sta combattendo con impegno e strumenti senza precedenti».

Quanto agli «spread sono ancora alti perché il nostro debito è oggettivamente molto alto, e i mercati hanno iniziato a realizzare in maniera drammatica che la governance della zona euro è debole. La Francia ha fatto molte meno riforme di noi, eppure i suoi spread sono più bassi. Perché la gente crede che mai la Germania lascerà andare la Francia. Penso che se il governo precedente fosse ancora al potere, lo spread dell'Italia ora sarebbe a 1.200 o qualcosa del genere».

Fonti di palazzo Chigi spiegano che nelle parole di Monti al Wall Streeet Journal non c'è alcuna intenzione polemica nei confronti del precedente Esecutivo. La stima dello spread a 1.200 è il frutto di una proiezione degli effetti della speculazione sull'Italia, se non ci fosse stata un'iniziativa di discontinuità come quella che lo scorso novembre portò all'avvicendamento tra Berlusconi e Monti.

Monti incassa gli elogi del quotidiano finanziario statunitense. «È un'anomalia in Europa: un leader non eletto chiamato a realizzare quei cambiamenti impopolari che i politici si rifiutano di fare», scrive il Wall Street Journal, che apre l'edizione online con un ampio ritratto del presidente del Consiglio italiano: «Italian's job: il premier parla duro per salvare l'euro». Il quotidiano finanziario ricostruisce i mesi di confronto tra i leader europei chiamati ad affrontare la grave crisi del debito: «Il primo ministro italiano - si legge sul Wsj - si è mostrato il più determinato nell'affrontare l'approccio tedesco», seppur con un "aplomb" tutto «britannico».

Esemplare, ricorda il quotidiano, il duello con Angela Merkel nel summit europeo che si svolse alla fine di giugno, quando Monti lanciò al cancelliere tedesco un «imprevisto ultimatum»: «Questo non aiuta, Mario», disse la Merkel. «Lo so», rispose il presidente del Consiglio italiano, che per il quotidiano ne gestire la propria carica «si affida alla tolleranza dei principali partiti politici e non ha una propria base di potere, eccetto quella costituita dalla propria personalità». Eppure il «carattere disciplinato» di Mario Monti, sottolinea il Wsj, «è più tedesco che italiano. Cattolico, istruito dai Gesuiti, è apprezzato dal Vaticano anche se ha reintrodotto le tasse sulle proprietà della Chiesa» e ha «portato con sé uno stile più sobrio» rispetto a quello di Silvio Berlusconi. «Da questa estate» scrive ancora il Wsj, Monti «si trova in un circolo vizioso, più propone misure impopolari, più i partiti che lo sostengono minacciano di uscire dal governo».

Monti ha poi parlato anche di banche centrali e del diverso ruolo della Banca europea e della Federal Reserve statunitense. «Non sono favorevole a un cambio di mandato della Bce» che non deve occuparsi di crescita come la Fed, ha detto spiegando che se il mandato della Bce dovesse anche includere la crescita, come quello della Fed americana, «questo sarebbe un'alibi per noi, per i politici europei, che non faremmo le cose che dobbiamo fare». Secondo Monti infatti lo stimolo alla crescita deve arrivare «da altri aspetti della politica economica». «La Bce - ha concluso Monti - deve essere lasciata realmente indipendente nelle sue decisioni ed è essenziale che i governi non interferiscano».

twitter.com/vitolops

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