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Questo articolo è stato pubblicato il 09 agosto 2012 alle ore 08:19.

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Peggiora l'andamento dei prestiti delle banche alle imprese, a giugno ancora negativo, per il secondo mese consecutivo. Il mese scorso – secondo i dati della Banca d'Italia sui bilanci bancari diffusi ieri – i finanziamenti alle società non finanziarie sono diminuiti dell'1,5% (tendenziale dodici mesi), con un peggioramento rispetto al -0,4% segnato a maggio.

Quel meno 1,5 fatto registrare in relazione al mese di giugno 2011 è la cartina al tornasole della forza della morsa recessiva che stringe il nostro paese, perché ne segnala sia gli effetti sia una parte delle cause. Da un lato, infatti, c'è una domanda di credito in forte contrazione perché, come si diceva un tempo, "il cavallo non beve". Dall'altro lato ci sono quelle disfunzioni della trasmissione della politica monetaria di cui ha lungamente parlato Mario Draghi nell'ultima riunione della Banca centrale europea.

Queste anomalie, infatti, si traducono nel fatto che nonostante un costo del denaro molto basso all'origine, il costo che si determina a valle della filiera del credito e che le imprese si trovano di fronte quando domandano prestiti, anche per effetto della crisi in Eurolandia, è nettamente più elevato. Il malfunzionamento del sistema peraltro si sta nuovamente traducendo, come già era accaduto alla fine dello scorso anno, anche in effetti di restrizione dell'offerta di credito da parte delle banche, come lo stesso presidente della Bce rilevato.

Ieri, tra l'altro, la Banca centrale europea ha diffuso un testo che documenta la dinamica degli indicatori della frammentazione del mercato monetario di Eurolandia. Puntualmente vi si spiega che «la divergenza nelle condizioni della raccolta bancaria è un importante determinante delle differenze sui tassi d'interesse sui prestiti che le banche offrono alle imprese e alle famiglie».

La tendenza a crescere dei tassi sui prestiti al dettaglio è in parte dovuta all'aumentato stress sul debito sovrano, vi si osserva. Ma non basta: nello studio Bce si afferma che «con particolare riferimento ai prestiti di breve termine alle imprese, la dispersione dei tassi d'interesse sui prestiti sia di piccole che di grandi dimensioni è in aumento dalla metà del 2011: in particolare, i tassi d'interesse a breve tendono a scendere con facilità in Germania, Francia e nei Paesi Bassi, mentre sono aumentati in Italia e in Spagna».

Tornando ai dati diffusi ieri dalla Banca d'Italia e relativi al mercato dei credito domestico, da essi si evince che rallentano anche i prestiti alle famiglie, con una crescita a giugno dello 0,8% su base annua, dopo il +1,3% del mese prima. In frenata anche l'insieme dei finanziamenti al settore privato, con un +0,2% tendenziale, dopo il +0,7% di maggio. A giugno - secondo Bankitalia - i depositi del settore privato sono aumentati del 2,9% su base annua, in accelerazione rispetto al +1,9% di maggio. La raccolta obbligazionaria è cresciuta del 12,5%, accelerando dal +11,4% del mese prima. Ma aumentano anche le sofferenze, in crescita del 15,8% dopo il +15,3% di maggio.

Quanto al costo del denaro, i tassi d'interesse sui nuovi finanziamenti alle imprese di importo superiore a un milione di euro sono scesi al 2,97%, dal 3,13% di maggio. Invece i tassi sui prestiti di importo inferiore a questa soglia sono in media al 4,61%, dal 4,68% del mese prima. I tassi sui finanziamenti alle famiglie - aggiunge Via Nazionale - a giugno sono scesi rispetto al mese prima. Risultano in diminuzione anche i tassi sui nuovi mutui per l'acquisto della casa, al 4,18% (dal 4,33% di maggio), e al 9,81% (a maggio 9,98%) quelli sulle nuove erogazioni di credito al consumo. Sono invece rimasti fermi i tassi passivi sul complesso dei depositi in essere, attestati a giugno all'1,23%.

Le cifre del bollettino diffuso ieri mettono in evidenza anche che nei portafogli delle banche italiane è in aumento l'ammontare dei titoli di stato. A giugno, secondo i dati della Banca d'Italia sono aumentati a quota 361 miliardi di euro contro i 302 del mese precedente. All'inizio dell'anno erano a quota 237 miliardi. Per la gran parte (170 miliardi) si tratta di BTp, mentre i BoT in portafoglio ammontano a quota 57 miliardi.

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