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Questo articolo è stato pubblicato il 09 agosto 2012 alle ore 08:10.

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Una serie di indicazioni macroeconomiche negative dalle economie europee, note altalenanti dalle società Usa, la possibilità di anticipare il piano di aiuti alle banche spagnole e, dulcis in fundo, il declassamento per Italia e Spagna ad opera di Dbrs, l'agenzia canadese che sta però un gradino sotto la «triade» Moody's-S&P-Fitch. A ben vedere i motivi per creare tensione sui mercati non sarebbero mancati ieri, eppure le Borse si sono limitate a movimenti laterali (dopo tre giorni di sensibili rialzi, per la verità) e anche sul reddito fisso ci si è limitati a mantenere le posizioni.

Così Piazza Affari ha chiuso a +0,07% in recupero sul finale come Francoforte (-0,03%) e Londra (+0,08%). Un gradino più sotto Parigi (-0,43%) e Madrid (-0,84%, ma con Bankia rimbalzata del 24% sulle voci dell'arrivo dei fondi europei). New York ha proseguito sul filo della parità, indecisa se dare più spazio alle indicazioni favorevoli di Hewlett-Packard (che ha rialzato le stime sugli utili del terzo trimestre) o a quelle del presidente della Fed di Dallas, il «falco» Richard Fisher, che ha frenato su possibili nuove mosse di stimolo da parte della Banca centrale Usa: l'S&P ha terminato a +0,06% e il Nasdaq a -0,15%.

Fra i titoli di Stato lo scenario è stato simile, con i rendimenti del decennale italiano in leggera discesa 5,89% da 5,96% e lo spread nei confronti dei titoli tedeschi a 447 punti base (2 in meno del giorno precedente, mentre lo scarto dei Bonos spagnoli è risalito a quota 546 da 541). Sul versante della Germania (che ieri ha incassato la conferma della «tripla A» da parte di Fitch) occorre semmai ricordare che in mattinata sono stati collocati Bund a 10 anni per 3,4 miliardi di euro a un tasso in crescita rispetto a un mese fa (1,42% contro 1,31%), ma anche con un rapporto fra domanda e offerta sostenuto (1,8 contro 1,5).

Al di là della necessità di prendere fiato dopo una serie di giornate vissute (per un verso o per un altro) con la tensione a mille, ieri gli investitori non hanno trovato certo motivazioni valide per continuare a investire in un'Europa in cui si danza sull'orlo della recessione. Non solo nella «periferia», ma anche in Francia (il Pil si confermerà a -0,1% anche nel terzo trimestre dell'anno secondo le previsioni della Banque de France) e Gran Bretagna (la crescita dell'economia britannica sarà prossima allo zero, secondo la Bank of England). E neppure la stessa Germania può a ben diritto pensare di considerarsi fuori dalla palude, se è vero che a giugno la produzione industriale tedesca è calata oltre alle attese dello 0,9% rispetto al mese precedente e dello 0,3% su base annua. Il sostegno ad azioni e bond «periferici», da parte sua, continua ad arrivare dalla possibilità di un intervento di sostegno della Bce: il timore degli investitori di muoversi contro l'istituto di Francoforte è sufficiente, per il momento, a mantenere la tregua sui mercati.

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