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Questo articolo è stato pubblicato il 23 agosto 2012 alle ore 06:42.

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LONDRA
Standard Chartered e Hsbc ora si sentono meno sole: le autorità britanniche e americane stanno indagando anche su Royal Bank of Scotland (Rbs), accusata come loro di riciclaggio di denaro a favore dell'Iran.
Rbs ha confermato ieri che la Financial Services Authority (Fsa) britannica, il dipartimento di Giustizia Usa e la Federal Reserve stanno investigando possibili violazioni delle sanzioni contro Teheran. La banca britannica ha detto di avere volontariamente fornito informazioni alle autorità, con le quali sta trattando da 18 mesi, dopo avere svolto un'indagine interna promossa dal Ceo Stephen Hester.
Per Rbs si tratta di un déja-vu, dato che nel 2010 la banca aveva dovuto pagare 500 milioni di dollari alle autorità federali Usa che avevano accusato Abn Amro di avere effettuato transazioni illecite con l'Iran. Rbs aveva acquistato la banca olandese nel 2007 in un takeover avventato che aveva accelerato il dissesto della banca poi «salvata» dall'intervento pubblico.
Alcuni analisti ritengono che a causa di questa multa pagata due anni fa Rbs se la possa cavare questa volta con un'ammenda inferiore a quella pagata da Standard Chartered la settimana scorsa.
La banca guidata da Peter Sands ha accettato di pagare 340 milioni di dollari al New York Department of Financial Services che l'aveva accusata di avere effettuato transazioni illecite per 250 miliardi di dollari a favore di clienti iraniani nel periodo 2001-2010. StanChart, che sostiene di avere individuato transazioni «errate» solo per 14 milioni di dollari, sta ora cercando di raggiungere un accordo collettivo con la Fed, il Tesoro e il dipartimento di Giustizia Usa. Molti analisti prevedono che dovrà pagare un'altra multa di centinaia di milioni di dollari per chiudere la vicenda.
Anche Hsbc è stata chiamata in causa dalle autorità Usa per avere tentato di aggirare le sanzioni contro Teheran. In luglio, un'inchiesta della Commissione Senato Usa ha rivelato che tra il 2001 e il 2007 Hsbc aveva fatto 25mila transazioni per un valore totale di 19 miliardi a favore di clienti iraniani. Su Hsbc pesano anche le accuse di avere riciclato miliardi per conto dei cartelli della droga messicani. La banca ha dichiarato di essere pronta a pagare una multa di 700 milioni di dollari.
A violare le sanzioni contro l'Iran è stata anche Commerzbank, che ieri ha avvertito di possibili conseguenze «molto negative» dell'inchiesta. La seconda banca tedesca ha detto di avere cessato ogni rapporto con l'Iran nel 2007. Secondo alcune fonti le autorità Usa stanno indagando anche su Deutsche Bank, ma la banca tedesca non ha voluto confermare le voci. Sumitomo Mitsui Financial Group ha invece ammesso di essere in trattative con le autorità Usa.
Le sanzioni Usa contro l'Iran, in vigore dal 1979, sono state rafforzate nel 1997 dall'allora presidente Bill Clinton e proibiscono ora pressoché tutti gli investimenti e scambi commerciali con Teheran da parte di cittadini americani «ovunque si trovino». Fino al 2008 però era consentito fare transazioni chiamate «inversioni a U», cioè trasferimenti di denaro per conto di clienti iraniani fatti tramite banche straniere non iraniane. Il denaro - in gran parte petrodollari - poteva solo transitare dagli Usa, non partire o arrivare, e le banche americane dovevano dare il via libera ai trasferimenti. StanChart è stata accusata di avere falsificato i nomi dei clienti iraniani per avere luce verde dalle banche Usa.
Per Rbs l'inchiesta relativa all'Iran è l'ennesimo problema da gestire, dopo le polemiche sui bonus dei dirigenti e un costoso black-out del sistema informatico. Lo scoglio più pericoloso all'orizzonte è però lo scandalo Libor. La banca ha ammesso di essere sotto inchiesta per presunte manipolazioni del tasso interbancario e ha già licenziato tre trader. Si prevede raggiunga un accordo entro l'anno con le autoritá Usa che comporterà una consistente ammenda.
Barclays, l'unica banca finora ad avere ammesso le sue responsabilità nel fixing pilotato del Libor, ha pagato una multa di 453 milioni di dollari. Lo scandalo ha anche portato alle dimissioni del Ceo Bob Diamond, del presidente Marcus Agius e del chief operating officer Jerry del Missier.
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Il riciclaggio di denaro è un insieme di operazioni volte a dare sembianze lecite a capitali la cui provenienza sia, in realtà, illecita. L'obiettivo è di renderne più difficile l'identificazione e il successivo eventuale recupero

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