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Questo articolo è stato pubblicato il 23 agosto 2012 alle ore 06:42.


Da quando i cinesi hanno preso in parola il proclama di Deng Xiaoping sulla «gloriosità» dell'arricchirsi, sono in molti a pensare che il sistema comunista si sia trasformato nel modello più estremo di capitalismo. È una tesi suggestiva, che può avere qualche validità in riferimento alle condizioni di lavoro in certe fabbriche o allo scarso rispetto per l'ambiente e le popolazioni locali quando vengono varati grandi progetti infrastrutturali. Non vale certo per il settore bancario, che resta ben lontano dagli estremi del capitalismo finanziario sia in termini di sofisticazione sia, soprattutto, per quanto riguarda le possibilità di arricchimento dei singoli: qui il modello anglosassone resta inarrivabile. Le banche cinesi sono certo cresciute in dimensioni fino ad arrivare al vertice globale sia per asset (le 4 principali sono tra le prime 7 al mondo) sia per la generazione di profitti. Ma i compensi dei loro top manager restano un esempio di sobrietà francescana rispetto a quanto si mettono in tasca i loro omologhi occidentali, che pure guidano istituti meno brillanti per redditività e sono pure incappati in un assortimento di scandali tra manipolazioni di tassi, perdite su derivati o persino riciclaggio di danaro in favore di narcos e forse anche di terroristi. Se Jamie Dimon, ceo della principale banca Usa, si mette in tasca 1,21 milioni di dollari per ogni miliardo di utili prodotto dalla sua JP Morgan, in proporzione Jiang Jianqing – numero uno della più redditizia banca del mondo, Industrial & Commercial Bank of China – riceve solo 9.400 dollari: 129 volte di meno. L'ha calcolato Bloomberg, sottolineando che quest'anno il gap dovrebbe allargarsi proprio per il motivo che ha fatto perdere a Dimon lo status carismatico di leader di Wall Street: la frenata sui profitti da perdite sui derivati. Jiang ha ottenuto l'anno scorso un compenso di 1,96 milioni di yuan (308mila dollari), comprensivo di 589.500 yuan che gli saranno versati in compensi differiti. Meno male per lui che, dall'Ipo del 2006, la sua retribuzione sia salita del 50%: il paradiso rispetto a quando lavorava gratis in fattoria e in miniera durante la Rivoluzione culturale. I compensi totali di Dimon l'anno scorso sono stati di 23 milioni, un po' di più di quanto attribuito ai suoi «colleghi» Stuart Gulliver di Hsbc (21) e Bob Diamond (19,7), l'ex ceo di Barclays. Gli analisti, comunque, scommettono che le cose stanno per cambiare: entro 5 anni i compensi dei top banker cinesi finiranno per adeguarsi agli standard internazionali. Certo è che gli alti dirigenti delle banche statali cinesi non sono francescani: sono per metà professionisti e per metà funzionari di partito e politici. Più che lo stipendio, conta la posizione di potere, per le possibilità di influenza e come trampolino di lancio verso alti uffici governativi.
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Il confronto fra banchieri
Dati in dollari
Jamie Dimon JP Morgan
UTILI 2011 19 miliardi
COMPENSO CEO 2011 23 milioni
Stuart Gulliver Hsbc
UTILI 2011 21,9 miliardi
COMPENSO CEO 2011 21 milioni
Jiang Jianqing Icbc
UTILI 2011 33,1 miliardi
COMPENSO CEO 2011 308.000 dollari
Bob Diamond Ex ceo Barclays
UTILI 2011 9,3 miliardi
COMPENSO CEO 2011 19 milioni

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