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Questo articolo è stato pubblicato il 23 agosto 2012 alle ore 22:30.

Crescono i dubbi sulla possibilità di un intervento della Banca centrale americana a sostegno dell'economia americana – per il governatore della Fed di St. Louis James Bullard la probabilità di un nuovo round di quantitative easing "non è così alta" – e Wall Street cala, con il Dow Jones che ha segnato il ribasso peggiore dal 20 luglio (-0,88%, 115,30 punti, a 13.057,45), complice anche il crollo di Hewlett-Packard (-8,15% a 17,64 dollari per azione). Il colosso dei personal computer è stato schiacciato dalle perdite trimestrali, dai problemi di vendite, dall'incapacità di tenere il passo della concorrenza e dalla revisione al ribasso delle stime.

Non hanno aiutato le indicazioni dal fronte macroeconomico: le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione sono cresciute di 4.000 unità, mentre gli analisti attendevano un calo di 3.000, e a poco è servito il terzo aumento negli ultimi quattro mesi delle vendite di case nuove, aumentate del 3,6% e più delle previsioni degli analisti.

Tutto sommato gli analisti non sono preoccupati: "c'era stato un forte movimento verso l'altro, andava digerito", ha detto Tim McCandless di Bel Air Investment Advisors, commentando il ribasso di Nasdaq (-0,66% a 3.053,40 punti) e S&P 500 (-0,81% a 1.402,07 punti). Tutti i dieci settori dello S&P hanno finito in ribasso, con cali particolare soprattutto per quello dei materiali, frenato dalla brusca frenata di US Steel (-6,94%) e Nucor (-3,53%%). Tra i titoli, ha finito in forte calo Nasdaq Omx Group (-1,38%), messo alla gogna da Citigroup (-2,97%) e Ubs (-1,57%) che hanno chiesto alla Securities and Exchange Commission, la Consob americana, di non approvare il piano di rimborsi per le perdite provocate da errori tecnici durante il primo giorno di scambi di Facebook (+0,01%), lo scorso 18 maggio.

Da segnalare infine che il petrolio ha chiuso in ribasso dell'1,2% a 96,10 dollari al barile, mentre l'oro ha terminato al massimo in cinque mesi, acquistando il 2% a 1.673 dollari l'oncia, l'euro si è portato al massimo in sette settimane a 1,2562 dollari, mentre i titoli di stato hanno terminato in rialzo (i rendimenti decennali, benchmark del settore, sono calati all'1,67%).

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