MILANO
Dalla Procura di Verbania si è ormai allargata a Milano, per ragioni di competenza territoriale, l'inchiesta per riciclaggio che vede coinvolta Intesa Sanpaolo accanto alla famiglia Giacomini, titolare dell'omonimo gruppo novarese, specializzato nella produzione di rubinetti. E tra gli indagati figura anche Marco Bus, ceo di Société Européenne de Banque , la controllata lussemburghese di Ca' de Sass.
La frode fiscale si aggira intorno ai 200 milioni. Secondo la ricostruzione dei Pm di Verbania, passata ai colleghi milanesi, i Giacomini insieme al broker Alessandro Jelmoni, dirigente di Intesa fino al 2002, avevano creato un tesoretto da 230 milioni depositato proprio presso la Seb, per questo motivo coinvolta nelle indagini. In particolare, gli inquirenti avrebbero verificato che nei primi mesi del 2011 si sono svolti diversi incontri a Milano tra i Giacomini, Jelmoni e alcuni dirigenti della banca per concordare le modalità con cui far riemergere questi fondi, attuando così il riciclaggio. L'indagine, come riportato ieri dall'agenzia Reuters, riguarderebbe una serie di altri soggetti, coinvolti nei panni di intermediari e consulenti, tra cui l'ex sottosegretario alla Giustizia, Andrea Zoppini (che si è dimesso a metà maggio proprio in seguito all'inchiesta).
Sempre a Milano, prosegue intanto l'altra indagine che vede coinvolta Intesa. Si tratta, questa volta, di presunte irregolarità fiscali attuate da Biverbanca nel 2006, prima che l'istituto – un anno dopo – venisse ceduto dal gruppo milanese a Mps. In questo caso l'inchiesta è partita dalla procura di Biella, presso la quale è indagato anche l'ex ceo e attuale ministro allo Sviluppo economico Corrado Passera, non per responsabilità personali ma in quanto ad e dunque firmatario del bilancio della banca controllata da Intesa; ancora in un'intervista rilasciata a Il Sole 24 Ore il 5 agosto scorso, Passera ha ricordato che «si è trattato di un atto dovuto, visto il ruolo di amministratore delegato del gruppo». Sempre riguardo all'inchiesta Biver, Intesa ha sempre sostenuto che «si tratta di operazioni ritenute dai competenti uffici dell'istituto pienamente rispettose delle norme vigenti», mentre nella relazione semestrale 2012 ha dichiarato che «la contestazione fiscale in questione rientra tra quelle già definite con l'Agenzia delle Entrate».
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