L'Imu rappresenta per l'investimento immobiliari una variabile importante. L'aliquota ordinaria dell'imposta, ovvero del 7,6 per mille, come previsto dal Dlgs 23 del 2011, doveva essere ridotto della metà per gli immobili locati, ovvero quelli messi a reddito. Nell'attuazione pratica dell'imposta ad opera del Dl 201 del 2012 – così come è stato segnalato da Confedilizia – è stata demandata ai Comuni la scelta se stabilire una aliquota differenziata per questi immobili, con possibilità di scendere fino al 4 per mille (0,4%).

Una soluzione che difficilmente può essere adottata dai comuni – segnala l'associazione dei proprietari – perché allo Stato spetterà la metà del gettito dell'imposta, calcolato applicando l'aliquota ordinaria. Facendo lo sconto massimo agli immobili locati, i comuni dovrebbero riversare allo Stato quasi l'intero gettito proveniente dall'Imu su questi immobili.
Le stime diffuse sul gettito dell'imposta, precisano che dei 21 miliardi attesi per il 2012 solo poco più di 3 derivano dalle abitazioni principali, mentre più di 18 vengono dagli altri immobili e quindi anche da quelli dati in locazione.

Dalle tabelle riportate sul sito di Confedilizia, si vede poi come in molti comuni, le delibere approvate, comporteranno per la seconda tranche del versamento a fine anno un notevole incremento soprattutto per il canone libero. Nel caso invece dei contratti concordati, che restano però comunque meno diffusi, in alcuni comuni si avrà una riduzione del saldo (non in tutti però: molti applicheranno comunque un'aliquota maggiorata unica per tutti gli immobili locati). In sede di secondo versamento dunque ci si potrà trovare rispetto ad aumenti anche dell'80 per cento rispetto al primo.

(An.Cr.)

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