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Questo articolo è stato pubblicato il 25 agosto 2012 alle ore 08:19.

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CANBERRA
Il magnate australiano Nathan Tinkler, un ex elettricista che ha costruito dal nulla una fortuna nel settore minerario, ha ritirato la sua offerta da 5,3 miliardi di dollari australiani (4,4 miliardi di euro) per rilevare Whitehaven Coal, di cui è già il primo azionista con il 21 per cento.
È s stata la stessa Whitehaven a comunicare la notizia, che rappresenta un ulteriore colpo per l'industria estrattiva australiana, a pochi giorni dal congelamento di progetti per oltre 30 miliardi da parte di Bhp Billiton. Il ministro delle Risorse del Paese australe, Martin Ferguson, giovedì aveva decretato la fine del boom delle materie prime. I motivi della rinuncia di Tinkler non sono stati resi noti, ma a giudizio degli analisti è probabile che a pesare non sia stato solo il forte indebolimento dei prezzi del carbone, ma anche le difficoltà nel reperire finanziamenti per l'operazione.
Il ceo di Bhp, Marius K l soppers, ha affermato che «con l'attuale struttura dei costi e dei prezzi, una parte sostanziale della produzione australiana di carbone termico e da coke non è in grado di generare cassa».
Nel settore sono in molti a frenare gli investimenti. Tra questi anche Yancoal. La società, controllata al 78% dalla compagnia statale cinese Yanzhou Coal, che a fine 2011 aveva rilevato Gloucester Coal, ha annunciato la settimana scorsa che avrebbe imposto uno stop all'espansione e severi tagli ai costi. I prezzi del carbone sono scesi più del previsto, a causa dei minori acquisti cinesi, ha spiegato Murray Bailey, responsabile della divisione australiana. «Per il secondo semestre – ha proseguito – ci aspettiamo che restino deboli e altamente volatili».
Si spiega forse con il timore di una eccessiva ritirata da parte degli investitori minerari, l'accelerazione che il Governo di Canberra ha invece voluto dare al progetto Alpha, joint venture nel carbone e nelle ferrovie che lega la Hancock Prospecting s di Gina Rinehart, la donna più ricca dell'Asia, e il gruppo indiano Gvk Power & Infrastructure. Il progetto, del valore di 10 miliardi di dollari, aveva suscitato l'allarme degli ambientalisti, che temevano danni alla Great Barrier Reef, la barriera corallina al largo del Queensland. Ma il ministro dell'Ambiente Tony Burke, capovolgendo un parere che risale soltanto a giugno, ha autorizzato il progetto, assicurando che i rischi possono essere tenuti sotto controllo attraverso la stipula di severe condizioni operative.
Gvk ha affermato di avere discussioni in fase avanzata con potenziali investitori e creditori prima della chiusura finanziaria del progetto prevista per il 2013 e delle prime fasi di costruzione previste per metà 2013. Il portavoce della società, Paul Mulder, ha dichiarato che il progetto porterà all'apertura di una delle miniere di carbone termico a più basso costo nel mondo. «Confidiamo nella fattibilità del progetto, che mostra di avere un grande sostegno da parte degli investitori, forti richieste di prodotto, una geologia favorevole costante, bassi costi operativi».
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